“Cordoglio per la scomparsa di Maurizio Costanzo, giornalista acuto, che ha vissuto fasi delicate della vita sociale della Repubblica protagonista di innovazione del racconto televisivo, scopritore infinito di storie e talenti nascosti. Bersaglio della mafia, Maurizio Costanzo ha introdotto linguaggi e format TV nuovi a portata di mano con guida chiara, non urlata né invadente. Poi il talk è esploso ma lui è rimasto altro, e anche nel genere, Unico. Informazione e opera artistica. Denominazione protetta. Imitatori tanti, lontanissimi”. Questo il tweet di Franco Siddi, Presidente di CRTV venerdì scorso, quando la tv italiana si è scoperta improvvisamente orfana di Maurizio Costanzo, il “David Letterman italiano”.
Giornalista della carta stampata, ma non solo, conduttore radiofonico e poi televisivo ma non solo, con incursioni nel teatro e nella musica, da creatore di format, sceneggiatore, paroliere. Grande talent scouter (Maurizio Costanzo Show, ma non solo), sono in tantissimi oggi, volti, voci e penne note, a piangere la sua perdita come quella di un padre. Lui che ha umanizzato i politici (Bontà loro, Uno contro Tutti, ma non solo) è stato un personaggio politicamente controverso, soprattutto per l’affiliazione alla P2 (“ il più grosso errore della mia vita”, ha detto nell’intervista a Pansa su Repubblica “Loro farabutti, io un cretino“), ha dimostrato un lato generoso e coraggioso in battaglie civili importanti e sociali importanti: oltre alla mafia (il sostegno a Falcone e la famosa maglietta bruciata, che gli costarnon un attentato, scampato) eutanasia, ambiente, divorzio, carceri, per citarne alcune.
La poliedricità di Maurizio Costanzo, la sua “bulimia” comunicativa, il suo intuito nel creare nuovi linguaggi e personaggi, la sua curiosità gli hanno permesso di navigare tanti anni della nostra storia dello spettacolo, con una continuità che è diventata liturgia soprattutto del piccolo schermo. Ha unito l’”alto” e il “basso” e ha sdoganato molti stereotipi, anche di genere, precorrendo i tempi – non a caso una delle sue domande ricorrenti era “Cosa c’è dietro l’angolo?“. Ha raccontanto gli italiani nel suo salotto (e teatro) in tv, commovendoli, coinvolgendoli, rispecchiandoli con malizia, ironia, indulgenza e tanta curiosità e mestiere .
In molti in questi giorni hanno ricordato Maurizio Costanzo, primo fra tutti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha espresso il suo cordoglio con queste parole “Giornalista, autore e sceneggia, che ha contribuito grandemente al rinnovamento dei generi televisivi, ideando nuovi formai e nuovi linguaggi. Volto noto e familiare del piccolo schermo non esitò a schierarsi con coraggio contro la criminalità mafiosa, che reagì rabbiosamente organizzando un attentato contro di lui”.
Giornalista. A Montanelli, Costanzo sosteneva di dovere tutto: “Mio zio mi faceva leggere i suoi articoli sulla terza pagina del Corriere. Mi invaghii. Così, a 17 anni, gli scrissi una lettera“. Cresciuto con il sogno di diventare giornalista, intraprende la sua carriera nel 1956, a soli diciotto anni, come cronista nel quotidiano romano Paese Sera. Nel 1957 entra a parte della redazione del Corriere Mercantile di Genova. A 22 anni comincia a collaborare con TV Sorrisi e Canzoni, intervista fra l’altro Totò; pochi anni più tardi, nel 1960, diventa caporedattore della redazione romana del settimanale Grazia. Nel 1978 comincia la sua collaborazione con la Rizzoli editore assumendo la direzione de La Domenica del Corriere. L’anno seguente viene incaricato di dirigere il nuovo quotidiano popolare L’Occhio, che esce nell’autunno del 1979. Sul network televisivo Primarete Indipendente, appartenente al medesimo editore Rizzoli, nel 1980, viene incaricato di dirigereil primo esempio di telegiornale nazionale privato della TV italiana, Contatto. Ma nel 1981 lo scandalo della Loggia P2 travolge tutto. Il nome di Costanzo compare nelle liste che vengono trovate nell’abitazione di Licio Gelli. Il 31 marzo, prima ancora che la lista venga resa pubblica, Costanzo si dimette dalla direzione de L’Occhio.
Emittenti locali. È un duro colpo per l’immagine di Costanzo, che decide di lasciare gli schermi televisivi per un anno. Ricomincia a lavorare per Videolina, una piccola emittente sarda. Nel settembre 1982 la sua carriera conosce un nuovo inizio: parte il Maurizio Costanzo Show e più tardi lavora anche per Napoli Canale 21.
Radio e teatro e musica. Ha rinnovato la radio con “Chiamate Roma 3131” Graduale è il suo inserimento nel mondo dello spettacolo, come autore radiofonico in Rai di una trasmissione condotta da Nunzio Filogamo, Canzoni e nuvole (1962), mentre per il piccolo schermo inizia come ideatore di programmi di varietà e autore di testi: Aria condizionata è forse il titolo più celebre. Sono anni nei quali Costanzo si muove in più ambiti: radio, tv e teatro — dove scrive e rappresenta ben sedici commedie (le più celebri, Il marito adottivo e Cielo, mio marito!). La popolarità – graduale – arriva quando al lavoro dietro le quinte si sostituisce la presenza, prima in voce, con una fortunata serie di trasmissioni radiofoniche quotidiane su Radio 1, la più celebre condotta dal 1969 con Dina Luce in Buon pomeriggio. Poi il salto e l’identificazione – anche personale, doppio petto, baffi (da cui la famosa pubblicità della camica “coi baffi” – e l’intervista solo all’apparenza confidenziale con l’approdo in tv, su Bontà loro, antesignano dei talk show italiani dove ospita personaggi dello spettacolo, ma non solo, e li intervista: anche qui ambiente familiare, e il rito della chiusura della finestra, per una chiacchiera in casa.
Rabdomante di talenti. Nel 1977 intuisce il grande talento dell’allora semi-sconosciuto Luciano De Crescenzo e ne promuove la sua opera prima Così parlò Bellavista, invitandolo nel suo programma Bontà loro. Analoga intuizione 10 anni prima lo aveva portato aveva avuto nei confronti di Paolo Villaggio e nelle potenzialità del suo personaggio che sarebbe diventato Fracchia, di cui COstanzo è co-ideatore. Il «salotto mediatico» del MCs crea personaggi: Vittorio Sgarbi, attori come Nik Novecento,Valerio Mastandrea e Ricky Memphis, autori satirici e comici come Daniele Luttazzi e Alessandro Bergonzoni, cabarettisti come Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti, Dario Vergassola, Stefano Nosei e Gioele Dix, solo per citarne alcuni. Arriva un ragazzo di Correggio con la chitarra, il pubblico non apprezzò le canzoni, Costanzo disse: questo ha un grande avvenire. E’ Ligabue. Anche Maria (De Filippi) è una sua intuizione. La scelta di mandarla per la prima volta in onda è sua: debutta in tv nel settembre 1992, subentrando a Lella Costa (incinta) nella conduzione di Amici. Con il tempo diventa un modello per tutti e la cassaforte di Mediaset con la Fascino, la sua casa di produzione che offre “chiavi in mano e ascolti nel bagagliaio” i maggiori successi di Mediaset: Amici, C’è posta per te, Uomini e donne e Tú Si Que Vales.
Comunicatore, consulente, imprenditore, docente. Consulente di comunicazione per Francesco Rutelli sindaco di Roma, per la Pivetti presidente della Camera, per la Telecom che inaugurava La7, Costanzo è stato consulente perfino del primo Grande Fratello di cui intuisce la portata rivoluzionaria. Da conduttore e autore, Costanzo compie già da fine anni ottanta anche un’altra metamorfosi: fonda la Fortuna Audiovisivi con cui da quel momento in poi produce i suoi show, che diventerà poi Fascino, la società fondata insieme all’ultima consorte, Maria De Filippi. Autore di libri sulla tv (fra questi La tv secondo me. Il futuro della televisione della rivoluzione, digitale 2002), resterà legato alla sua più celebre creatura, lo show che porta il suo nome, che riproporrà in diverse collocazioni orarie e varie frequenze (anche radiofoniche). Frequentemente appellato ‘dottore’, non si è mai laureato, anche se nel 2009 ha ricevuto una laurea magistrale honoris causa in Giornalismo, editoria e multimedialità conferita dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano e ha insegnato in seguito in diverse facoltà. E sono solo alcuni dei ruoli professionali /imprenditoriali intrapresi, quallo che è certo è che nella sua lunghissima carriera Costanzo è diventato un centro di potere nello spettacolo.
Vite private. Anche in famiglia, lo spettacolo appare al centro, la sua vita sentimentale è movimentata e ricca di matrimoni, tutti con donne dello spettacolo: il primo con la fotoreporter Lori Sammartino nel 1963, dieci anni più tardi con la giornalista Flaminia Morandi, da cui nacquero Camilla, sceneggiatrice Rai, e Saverio, regista. Quindi una lunga convivenza con Simona Izzo, nell’87, le nozze con Marta Flavi e infine nel 1995 con Maria De Filippi. Nel 2002 la coppia prese in affido, e poi in adozione, un bambino, Gabriele. Ha ammesso di avere avuto un legame con l’attrice Giovanna Ralli in gioventù.
Hanno detto di lui (in ordine sparso):
Massimo Fini Vittorio Sgarbi Antonio Caprarica Gioele Dix, Pippo Baudo, Aldo Cazzullo Maria Falcone Piero Maccarinelli Costantino della Gherardesca Renato Franco Wikipedia Aldo Grasso Gabriele Romagnoli Platinette Renzo Arbore Massimiliano Panarari Francesco Specchia Stefano Crippa Giampiero Mughini
“Appena arrivai a Roma, la prima intervista importante me l’ha fatta Maurizio: era il 1960”
“Mi scoprì come critico d’arte e fu subito scontro”
“Ricordo con gratitudine quando fu concretamente vicino a mio fratello dandogli voce e spezzando così l’isolamento che soffriva in quella fase della sua vita»”
“Giornalista polifonico. Con il suo show ha informato e intrattenuto almeno quattro generazioni di italiani”
“In Italia, paese in cui il talk-show all’americana (quello con un solo ospite) non ha mai funzionato, Costanzo è riuscito a portare avanti -per decenni (e con enorme successo) un modello di talk che da noi si definisce “alla francese”: facendo sedere gli ospiti uno accanto all’altro, democratizzava l’informazione. Non perché i punti di vista si equivalessero, ma perché il conflitto spesso apriva un vaso di Pandora da cui uscivano nozioni inaudite e innovative per la televisione italiana”.
“Scrivere era la cosa che più gli piaceva. Mentre come media forse preferiva la radio. Ma era la gente che soprattutto amava, verso cui aveva inesausta curiosità, senza pregiudizi: nessuno come lui riusciva a fare accettare anche le personalità più strane. Non gli importava che lo accusassero dimettere insieme un caravanserraglio di varia umanità. Lui usava la tv percome gli americani hanno insegnato: ti aiuta e contemporaneamente ti usa.”
“La televisione è l’opposto della sceneggiatura, quello che non puoi prevedere. E questo è stato lui, il teatro della vita”.
“Il suo colpo di genio fu di portare le persone prima dei politici. L’altro colpo di genio fu di trasformare i politici in persone, l’intervista di Andreotti a Bontà loro…”
“Il primo Costanzo, quello di Bontà loro, faceva simpatia perché, con un fisico così insignificante, impersonava l’uomo della strada che punzecchiava, sia pur con prudenza, i potenti, e usava una frusta morbida, vellutata, insidiosa e spietata con i deboli, pronto ad aprire il ventaglio dell’adulazione e dell’ossequio con i forti”.
“Un grande giornalista, ma anche un uomo di teatro che ha reso il Parioli uno spazio scenico multimediale con una programmazione teatrale e con l’uso come studio televisivo per il suo show”.
“Ha fatto un sacco di cose, quasi tutte (anche se non tutte) molto bene. Scrisse Una giornata particolare per Scola e Se telefonando per Mina. Lavorò a Paese Sera con Mughini e Dario Argento, firmando Maurice Costance per far credere di essere francese. Inventò un genere, la tv popolare, parlando pochissimo: bastava una sua battuta in un romanesco sminuzzato per far aprire una persona e un mondo. Inventò Vittorio Sgarbi e Maria De Filippi, forse l’uomo e la donna più conosciuti d’Italia. Distrusse Pippo Baudo divenuto improvvidamente direttore di Canale 5; il vero capo di Canale 5 era lui; i rapporti di forza furono presto ristabiliti. Introdusse Giovanni Falcone al grande pubblico.”
“È stato un padre, mi spronò a togliere la maschera”
“Una sintesi di modelli comunicativi in cui si ritrovano la denuncia civile e la chiacchiera futile, l’impegno e l’esibizionismo, il dolore (è l’inventore della tv del dolore) e, giustamente, anche la vacuità del banale …una formidabile macchina narrativa che produceva storie a basso costo e insieme instaurava una forma di controllo sulla vita delle istituzioni come nessuna altra trasmissione televisiva è mai riuscita a fare… Budget ridottissimo ed elementi compositivi quanto mai scarni (tre poltroncine color aragosta per gli ospiti e uno sgabello mobile per il conduttore), Costanzo pone un’unica condizione: la diretta”.
“Abbiamo cominciato insieme. Eravamo una categoria forte e giovane che ha rivoluzionato la radio negli anni più belli anche insieme a Boncompagni».
“Il «Codice Costanzo» è stato uno dei capitoli e degli snodi fondamentali della neotelevisione italiana, per usare la nota categoria di Umberto Eco, ispirato— come da precetti della cultura postmoderna della cui applicazione al tubo catodico il conduttore-autore ha giustappunto identificato un pioniere — alla mescolanza «alto-basso» e all’ibridazione dei generi. Con quell’aria sorniona e ammiccante (connotato antropologico di una certa romanità), e quel look rassicurante — e immutabile — imperniato sul panciotto e su una camicia azzurra senza cravatta, è divenuto la quintessenza di una «forza tranquilla» televisiva”.
“Giornalista, già con una bulimia da impegni di quelle insopprimibili, con effetti da collezione: è nel giro dei grandi autori romani dell’epoca d’oro tra commedie, cinema e varietà, si ritrova a scrivere il testo di una canzone da leggenda, Se telefonando: cioè, musica di Ennio Morricone, Mina a cantare. Oppure al cinema partecipando alla sceneggiatura di Una giornata particolare, magie di quel gruppo Capitale, in ogni senso, di autori con alcuni che svariavano da fantasisti nei vari generi di show. E libri e ancora radio e poi e poi…”
Sapeva unire alto e basso, elaborando l’arte dell’interruzione, della sfumatura, della sospensione con il piglio da cronista, che si guadagnò sul campo, quando, senza avere santi in paradiso (era figlio di un impiegato e di una casalinga), a 18 anni divenne redattore a «Paese Sera», poi caporedattore di «Grazia» e direttore de «La Domenica del Corriere». […] Fu autore di programmi radiofonici come Canzoni e nuvole, ideato da Luciano Rispoli, di commedie teatrali (II marito adottivo, Vuoti a rendere) e di diversi libri, come Chimi credo di essere (Mondadori 2004, con Giancarlo Dotto). Contribuì alla sceneggiatura di quattro film di PupiAvati, di Una giornata particolare di Scola e di Salò di Pasolini. […] Negli ultimi anni si adagiò sugli schemi collaudati per un pubblico sempre più incanutito: la sua Buona domenica che aveva condotto dal 1985 con Corrado, in concorrenza a Pippo Baudo sulla Rai, finì per diventare negli armi 2000 un covo di nani e ballerine rubate ai realiry, ma a quel punto non ebbe più la forza di plasmare il mezzo con il suo acume.
Ha detto:
«A Genova mi suggerirono di andare in un teatro di piazza Marsala, dove si esibiva uno strano impiegato. Era Villaggio. Uscimmo a cena e firmammo il contratto su un tovagliolo del ristorante. All’epoca avevo un cabaret a Roma, il Sette per Otto. Fu un trionfo, vennero a vederlo Flaiano ed Ercole Patti. Poi Paolo andò in tv, e nacque Fracchia».
“La tv è fatta di parole, prima ancora che di immagini”.
“Su Eva Robbin dissi che era come le carte da gioco: metà uomo, metà donna”
“Fare televisione — ha raccontato in un’intervista — è un fatto liturgico, è come dire messa. E’ vero che nei limiti del possibile si devono ogni tanto sparpagliare le carte all’interno del programma, ma non dell’impalcatura”.
Alla fine del 2021, il conduttore fece un bilancio della carriera in tv. “Che serate con Sordi, la Vitti e i tre tenori. Altre volte, come nel caso di Carmelo Bene, gli ospiti sono diventati popolari, hanno dato un’immagine di sé magari diversa da quella conosciuta, come nel suo caso, soltanto nel mondo culturale”
“Dopo 30mila ospiti sono ancora curioso”
Sipario