Studio Economico del settore Radiofonico Italiano CRTV
Nel 2014 il mercato radiofonico italiano vale 481 milioni di euro, in calo del 7% rispetto al 2013: si tratta dei ricavi totali delle radio commerciali, nazionali e locali, e del servizio pubblico desunti dai bilanci aziendali. La stessa fonte indica che i ricavi pubblicitari ammontano complessivamente a 339 milioni di euro, in calo del 4,8% rispetto al 2013. È quanto risulta dallo Studio Economico del Settore Radiofonico Italiano pubblicato oggi da Confindustria Radio Televisioni.
I valori complessivi del settore risultano in calo, ma la ripresa si legge già nei bilanci delle emittenti commerciali nazionali che nel 2014 registrano complessivamente un +0,1% dei ricavi pubblicitari rispetto all’anno precedente, ma a livello di singole società toccano anche punte del +7%. La “ripresina” per le emittenti nazionali si legge anche nel Risultato Operativo, che complessivamente passa in area positiva nel 2014, ma stenta ancora a tradursi in risultati di esercizio positivi a livello complessivo e aziendale.
Ma la vera sofferenza del settore si rileva nel comparto locale, che secondo le liste MISE nel 2014 conta 852 società emittenti radiofoniche (con 1078 marchi di programmi sul territorio), di cui 563 commerciali. Di queste ultime lo studio ha analizzato i bilanci di 407 società di capitali: si tratta di un campione rappresentativo del comparto commerciale locale per numero (oltre il 70% del totale) e per distribuzione sul territorio.
Il ricavo totale medio di una radio commerciale locale si situa a 320 milioni di euro, -8,8% rispetto all’anno precedente. Più contenuto, e in linea con i dati delle emittenti nazionali, il calo dei ricavi pubblicitari (-4,9%).
In peggioramento anche la performance del comparto: ammontano a 25,4 milioni di euro le perdite complessive, in raddoppio rispetto all’anno precedente. Sul risultato influiscono i cali dei ricavi pubblicitari (-4,9%, ricavi medi), che continuano a rappresentare la risorsa principale del settore (80% dei ricavi totali); ma anche la contrazione dei contributi statali, più che dimezzati (-66%) in 5 anni.
La sofferenza, che tocca indistintamente tutte le regioni, riguarda soprattutto le società più piccole (classi di ricavo sotto i 250.000 euro).
Si tratta di dati che fanno riflettere. Si consideri che l’analisi riguarda la punta più strutturata del comparto radiofonico locale (società di capitali), che nel 2014 conta, circa 1500 occupati (dati da bilancio, stime CRTV per le locali), pari al 75% degli occupati del totale settore radiofonico commerciale (nazionale e locale, esclusa Rai). Si consideri anche che la pubblicità radiofonica locale (locale su locale e nazionale su locale), pur in calo, rappresenta nel 2014 una quota del 32% del totale settore.
Lo Studio Economico del Settore Radiofonico Privato in Italia si basa sull’analisi dei bilanci delle emittenti nazionali e locali per il biennio 2013-14. Si tratta degli anni che precludono alla ripresa degli investimenti pubblicitari sulla radio, primo fra i mezzi “tradizionali” (+8,8% nel 2015, +1,1% nei primi 7 mesi 2016); e che precedono le ondate di consolidamento, lato emittenti e concessionarie, che stanno ridisegnando il settore. Si tratta degli anni che precedono l’ulteriore sviluppo del settore attraverso l’introduzione della tecnologia DAB come servizio complementare e l’avvio di un nuovo sistema ufficiale di monitoraggio degli ascolti con il nuovo organismo Tavolo Editori Radio (TER). Il sistema radiofonico è vitale e gode di ampio seguito, autorevolezza su tutti i pubblici, le piattaforme e i terminali, come attesta la prima Ricerca di Base dedicata dell’ottobre 2015.
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Oggetto e metodologia. Lo Studio Economico analizza i dati delle emittenti radiofoniche commerciali, nazionali e locali, costituite in società di capitali, (principalmente SRL, SPA, Società cooperative) per le quali vige l’obbligo di deposito del bilancio. Tuttavia, a fini di completezza dell’analisi di sistema e per il peso dell’emittente pubblica radiofonica sul mercato pubblicitario, nel perimetro è incluso anche l’operatore di servizio pubblico Rai.
L’elaborazione si ferma all’esercizio fiscale 2014, l’ultimo anno utile per rendere rappresentativi e comparabili i dati del comparto locale e nazionale: a livello locale infatti si scontano notevoli ritardi nel deposito e la pubblicazione dei bilanci presso le Camere di Commercio. Lo Studio infatti rimane incentrato sul comparto radiofonico locale, per il quale l’analisi delle emittenti nazionali funge da contesto di riferimento e confronto in continuità con lo storico elaborato da FRT (associata a Confindustria Radio Televisioni attraverso l’Associazione Radio FRT e Associazione TV Locali). In mancanza di dati di sistema, infatti, è soprattutto per il comparto locale che lo Studio costituisce uno strumento di approfondimento periodico unico che permette di:
1. censire i soggetti operanti nel comparto, ed estrarre ed elaborare per un campione rappresentativo (oltre il 70% delle emittenti commerciali) parametri oggettivi, misurabili e comparabili;
2. fare una fotografia del comparto: valore (ricavi totali e pubblicitari), performance (utili e perdite, indici di redditività), investimenti (patrimonializzazione), stime del numero degli occupati;
3. fornire informazioni sulla tipologia di aziende operanti (es. classi di ricavi e patrimonializzazione) e sulla loro distribuzione sul territorio;
4. delineare gli andamenti del comparto locale parametrato sul totale settore radiofonico.
Lo Studio si basa su un aggiornamento del database delle emittenti radiofoniche locali precedentemente utilizzato (ultimo studio pubblicato da FRT nel marzo 2012 su dati 2010) e una sua revisione in un’ottica di analisi del sistema radiotelevisivo nel suo complesso. L’aggiornamento è stato effettuato incrociando i dati forniti da CERVED per gli anni considerati con gli elenchi annuali stilati dal MISE (per l’erogazione dei contributi ex L. 448/1990 e s.m.i.) e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (per le cosiddette “Provvidenze Editoria”. L.250/1990). Nell’ottica associativa di Confindustria Radio Televisioni si è quindi avviata un’analisi integrata con il database utilizzato per l’analogo Studio Economico del Settore Televisivo Privato (di prossima pubblicazione) per la verifica di eventuali sovrapposizioni (società emittenti televisive e radiofoniche).