All’ECOFIN del 5 aprile, la Polonia ha posto il veto ad una proposta di compromesso per la direttiva dell’UE che implementerebbe l’aliquota fiscale minima globale. Si tratta della tassa del 15% concordata a livello internazionale per le grandi multinazionali (minimo 750 milioni di euro di fatturato).
L’aliquota fiscale effettiva minima globale del 15% è il pilastro centrale dell’ accordo fiscale internazionale concordato in ambito OCSE nell’ottobre 2021 da 137 Paesi, fra cui tutti gli Stati Membri UE, per frenare la concorrenza fiscale internazionale e l’evasione fiscale delle società (cosiddetto pilastro 2). A dicembre scorso la Commissione UE aveva presentato una proposta di direttiva per attuare la tassa minima uniformemente nell’UE, insieme ad un’altra direttiva contro l’evasione fiscale attraverso società di comodo (shell companies). Il Commissario Gentiloni si era particolarmente speso a tale riguardo.
In risposta alle preoccupazioni espresse da alcuni Stati membri, in particolare Malta ed Estonia, la presidenza francese dell’UE ha messo sul tavolo un accordo di compromesso nella riunione di martedì, rendendo facoltativa per sei anni l’applicazione dell’aliquota fiscale minima effettiva per i paesi che ospitano meno di 12 società multinazionali e che rientrerebbero nella definizione del regime fiscale minimo. Ma il compromesso presentato dalla Presidenza di turno francese non è servito a superare l’impasse e a far raggiungere l’unanimità, necessaria per l’adozione dell’atto. La Polonia è stato l’unico paese a continuare a sostenere la sua opposizione all’accordo. Estonia, Malta e Svezia erano stati tra gli ultimi governi a resistere alla direttiva, ma in seguito si sono uniti alla maggioranza grazie ad ulteriori compromessi.
La sottosegretaria di Stato polacca ha motivato il veto con la necessità di combinare la direttiva con un’altra parte dell’accordo fiscale internazionale raggiunto in ambito OCSE, ossia il pilastro che assegnerebbe alcune delle tasse di multinazionali digitali altamente redditizie, come Apple o Facebook (web tax, pilastro 1), ai luoghi in cui viene generato il loro fatturato anziché alla sede centrale, sostenendo che i due accordi dovrebbero essere considerati come un pacchetto. Tuttavia, i dettagli di questo pilastro 1 sono ancora in fase di elaborazione e si prevede si traducano in una convenzione internazionale, anche perché si tratta di redistribuzione di diritti di tassazione: un collegamento fra aliquota minima e web tax non sarebbe giuridicamente praticabile e non potrebbe essere attuato nella direttiva UE in questione.
La presidenza di turno francese, in scadenza a giugno, ha dichiarato che presenterà di nuovo la proposta in un prossimo Ecofin.