In attesa della norma OCSE, le iniziative a livello nazionale. La Commissione europea accoglie con favore il recente compromesso raggiunto dagli Stati membri in sede di Consiglio per estendere le norme dell’UE in materia di trasparenza fiscale alle piattaforme digitali e fare in modo che coloro che ottengono ricavi attraverso la vendita di beni o servizi sulle piattaforme paghino la quota di imposte appropriata. L’accordo fa seguito alla proposta presentata dalla Commissione a luglio nell’ambito del Piano d’azione per una tassazione equa e semplice a sostegno della strategia di ripresa, recita la nota stampa e si base sulla proposta concordata di cooperazione amministrativa (DAC 7): gli Stati membri scambieranno automaticamente informazioni sui ricavi generati dai venditori sulle piattaforme digitali, a prescindere che la piattaforma sia ubicata o meno nell’UE. L’adozione formale seguirà una volta che il Parlamento europeo e il Comitato economico e sociale europeo avranno espresso il loro parere. Le nuove norme si applicheranno a decorrere dal 1º gennaio 2023. Dalla sua adozione, la direttiva 2011/16/UE è stata modificata (estesa) sei volte. La scorsa settimana la Commissione ha pubblicato una tabella di marcia per il futuro, sul tema delle criptoattività e criptovalute (DAC 8).
Tassazione digitale, le iniziative di singoli Stati, e aspettative per la presidenza italiana del G20. Con l’estensione della DAC7 si ottiene una cooperazione amministrativa che rende più rapida la cooperazione fra le autorità internazionali rendendo automatico ed entro certi limiti standardizzato lo scambio di comunicazioni. Un piccolo passo della UE nelle more della negoziazione internazionale portata avanti nell’ambito OCSE, soluzione preferibile per l’ampiezza dei Paesi coinvolti e la facilitazione di recepimento negli accordi multinazionali in materia. Si ricorda che per questa opzione molti stati (Francia ad es. ma anche Italia) hanno sospeso l’applicazione di norme in materia basate sulla digital services tax di iniziativa europea (anch’essa in stand by) o incluso la cosiddetta sunset clause, in attesa della soluzione OCSE. E’ di questi giorni la notizia che la Francia ha intenzione di riscuotere dalle grandi piattaforme secondo la norma approvata e temporaneamente disapplicata, fra l’altro per le minacciate ritorsioni commerciali degli USA, ora reiterate (presidenza Trump). Europa ma non solo, anche il Canada sta pensando (dichiarazione del Ministro dell’Economia, fonte Reuters) a una tassa per le società che forniscono servizi digitali, a partire dal primo gennaio 2022, introiti per l’erario previsti 2,6 miliardi di dollari, in 5 anni. Per quanto riguarda la posizione dell’Italia il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha dichiarato più volte di voler riprendere il dossier in sede europea e di recente, a margine dell’ultimo Ecofin di voler ancora cercare un’intesa globale in sede Ocse-G20, ma con una scadenza: entro il primo semestre 2021 altrimenti si tornerà all’iniziativa europea. Sempre a margine dell’ultimo Ecofin si registra il commento del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, dell’intenzione dell’Italia di voler fare della tassazione dei giganti digitali uno degli elementi prioritari della sua presidenza del G20, che si è avviata il primo dicembre scorso.
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