Tassazione digitale. Nel Consiglio Informale Ecofin che si svolgerà il prossimo fine settimana, sabato 8 e domenica 9 settembre a Vienna (semestre di Presidenza austriaca) si parlerà, fra l’altro, di tassazione digitale. Il tema è all’ordine del giorno per domenica 9. Ai Ministri delle Finanze la Presidenza sottoporrà alla discussione alle azioni previste dalla Commissione UE nel marzo scorso, ossia: misure temporanee (tassazione ricavi da attività digitali) per recuperare la base fiscale erosa in attesa di una concertazione multinazionale più ampia e strutturali nell’ambito della disciplina della tassazione societaria (presenza digitale significativa). Si confermano le posizioni divergenti di alcuni Stati Membri UE, soprattutto quelli che più hanno beneficiato dei vantaggi fiscali concessi alle multinazionali della Rete. L’Italia è fra i Paesi (insieme a Francia, Spagna, Germania) che si è dimostrata favorevole all’introduzione di tali provvedimenti. Entrambe le soluzioni vanno nella direzione auspicata da CRTV e ribadita in ogni occasione istituzionale, per ristabilire l’equità fiscale e concorrenziale con gli operatori OTT. Da prime indiscrezioni la Presidenza Austriaca vorrebbe far avanzare tali norme in una versione “alleggerita” (es. limitazione della tassazione ai ricavi pubblicitari) per allargare il consenso, anche se le norme potrebbero procedere anche senza l’unanimità (l’armonizzazione non la richiede).
Copyright. Mercoledì 12 settembre il Parlamento Ue in plenaria a Strasburgo si esprimerà sulla riforma della disciplina del copyright online (revisione della direttiva 2001/29/EC), che nel luglio scorso ha scatenato una massiccia campagna di opposizione da parte dei grandi operatori della Rete – ma anche, inspiegabilmente alcuni non coinvolti dalla riforma (es. Wikipedia Italia, che ha oscurato il sito italiano) – primi destinatari delle regole. Quest’ultimo voto è particolarmente delicato. Si ricorda infatti che il 5 luglio scorso il Parlamento UE ha respinto (278 voti favorevoli, 318 contrari e 31 astensioni), il mandato alla Commissione Giuridica (JURI) per iniziare i negoziati col Consiglio (il quale aveva già adottato una sua posizione comune lo scorso maggio): tale mandato avrebbe previsto un iter più spedito del testo blindato nei suoi aspetti sostanziali. Il passaggio in Plenaria della prossima settimana (voto sui singoli emendamenti e sul testo) potrebbe viceversa riaprire il testo, già sottoposto ad un lungo processo di gestazione e mediazione, a nuovi emendamenti e quindi a un nuovo iter parlamentare che potrebbe non essere concluso in tempi utili per la fine della legislatura (si vota a maggio 2019, ma l’attività dell’attuale Parlamento si concluderà di fatto entro la fine dell’anno).
Dalla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ieri l’appello di 165 cineasti è solo l’ultimo di una serie che vede autori, attori, editori e broadcaster richiedere tutti a gran voce l’estensione della garanzie del diritto d’autore (diritto morale e patrimoniale) all’ambiente online, una riforma necessaria ed urgente affinché il nuovo ecosistema creato dalla Rete garantisca riferibilità e equa remunerazione all’industria creativa.
“Garantire la libertà di espressione e indipendenza dei creatori, nonché i diritti degli autori”, questo l’appello della “Dichiarazione di Venezia” volto a far procedere la riforma. L’appello è stato sottoscritto da sceneggiatori e registi di tutta Europa, tra gli altri, Jacques Audiard, Mike Leigh, Laszlo Nemes, Matteo Garrone, Paolo Sorrentino, Paolo Taviani, Giuseppe Tornatore, Gianni Amelio, Laura Morante, Marco Bellocchio e Daniele Luchetti in occasione del 75° Festival Internazionale del Cinema. “Il principio di una remunerazione equa e proporzionata, misure migliorate sulla trasparenza del meccanismo di sfruttamento e di adeguamento dei contratti faranno una grande differenza” si legge nel documento. Anche 100autori, Anac, Aidac, Wgi, in collaborazione con le Giornate degli autori e la Siae, sempre da Venezia, hanno sollecitato l’approvazione della riforma come delineata dal Parlamento.
Si ricorda che all’interno di aggiornamento complessivo del diritto di autore online le norme più controverse erano due, l’art. 11 relativo alla “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale” (erroneamente ribattezzato link tax), e collegato principalmente agli snippets, ovvero le anteprime brevi di articoli pubblicati dai grandi aggregatori di notizie che prevede l’obbligo di possedere una licenza rilasciata dal detentore dei diritti che può essere accompagnata da una richiesta di una quota di equo compenso. E l’art. 13, “Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti” (c.d. value gap) che nella versione di compromesso proposta al voto nel giugno scorso prevede meccanismi di identificazione e remunerazione di tali contenuti in parte a carico delle piattaforme online.
CRTV si è unita alle posizioni espresse in questo ambito da diverse associazioni di settore europee, tra cui ACT, nel sostenere che controllo, riferibilità e remunerabilità equa, capillare e puntuale sono forme di garanzia imprescindibili del diritto di autore nel mercato reale che debbono essere estese all’online.