Tasse verdi, lotta all’evasione, nuovi parametri per le attività digitali e globalizzate: sono queste le priorità in ambito fiscale presentate alla Plenaria del Parlamento UE in occasione del voto di conferma a Commissario. Su questi temi Gentiloni collaborerà con Margrethe Vestager, Vice Presidente Esecutivo designato per una “Europa adatta all’era digitale” all’interno della nuova Commissione. L’intervento è stato delineato, nelle sue linee generali nel documento di domande e risposte pubblicato sul sito del Parlamento UE da cui riportiamo gli estratti salienti.
Tasse societarie e tassazione dell’economia digitale. “Il quadro internazionale dell’imposta sulle società non è in linea con le realtà dell’economia moderna. È troppo complesso e non garantisce che i profitti siano tassati dove vengono generati. Sebbene queste sfide non si limitino al settore digitale, sono particolarmente chiare e urgenti in relazione alla tassazione dell’economia digitale” dice Gentiloni che aggiunge “farò in modo che la Commissione e l’UE in generale guidino gli sforzi internazionali per trovare un approccio concordato sulla tassazione digitale a livello del G20 e l’Organizzazione per Cooperazione e Sviluppo Economico (OCSE). I prossimi mesi saranno cruciali per fare progressi”.
Digital tax: accordo internazionale entro il 2020. Il ruolo dell’UE secondo Gentiloni è cruciale: “Se verrà raggiunto un accordo globale efficace, ciò richiederà un’attuazione coordinata nell’UE al fine di ridurre i costi di conformità e aumentare la certezza fiscale per le imprese. Se entro la fine del 2020 non verrà raggiunto un accordo efficace a livello internazionale, l’UE dovrebbe agire da sola”. Tale scadenza è stata più volte rimarcata anche dalla Vice Presidente Vestager: il 2020 appare una data abbastanza vicina per stimolare l’accelerazione del dibattito in sede OCSE e al tempo stesso abbastanza lontana per lasciare tempo di riprendere il dossier fiscale all’interno dell’Unione (si v. oltre). E’ questa una partita centrale, che si potrà giocare a diversi livelli. Il ruolo che può giocare la UE, a livello di modello normativo ma anche di di mercato di peso nel contesto globale, è noto. Come noti sono però anche gli ostacoli frapposti da alcuni Stati Membri, in particolare quelli che più hanno beneficiato dei vantaggi da accordi fiscali di favore con multinazionali, ostacoli che hanno impedito di raggiungere non solo l’unanimità, ma anche solo un coordinamento di normative nazionali in via provvisoria.
UE: verso policy e procedure condivise? “Avremo bisogno di una soluzione a livello dell’UE che fornisca una soluzione alle sfide dell’economia digitale, porti vantaggi all’UE e ci consenta di trovare un accordo tra gli Stati membri” A livello di policy Gentiloni parla di interventi per “rendere il sistema fiscale più favorevole alle imprese e sostenere meglio la crescita, gli investimenti e l’innovazione” e richiede maggiore semplificazione, chiarezza ed efficacia delle norme, con un ruolo cruciale del lavoro su una base imponibile consolidata comune per le società. Ma la partita si gioca anche sulle procedure, “la fiscalità è uno degli ultimi settori politici dell’UE in cui il processo decisionale si basa esclusivamente sull’unanimità” ricorda Gentiloni, che aggiunge che si dovranno sfruttare appieno le clausole dei trattati che consentono di adottare proposte in materia di tassazione mediante co-decisione e voto a maggioranza qualificata per garantire alla UE di adeguare la sua politica fiscale più rapidamente e in modo più efficiente nell’odierna economia digitale e globale. “Una transizione progressiva e mirata al voto a maggioranza qualificata e alla procedura legislativa ordinaria potrebbero rendere il processo decisionale dell’UE in materia di tassazione più agile e più democratico” dichiara Gentiloni “In tale contesto, l’articolo 116 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea offre una via alternativa per l’uso del voto a maggioranza qualificata. Il suo meccanismo potrebbe essere innescato in caso di prove di una distorsione esistente della concorrenza nel mercato interno dovuta a norme nazionali divergenti”. Il riferimento è all’istituto della “clausola evolutiva generale” riviste, da ultimo dal Trattato di Lisbona, anche detta clausola “passerella”. Sono diverse le clausole passerella che consentono di discostarsi dalla procedura legislativa prevista per alcuni settori dai trattati, ossia di «passare» per l’adozione di un atto in un determinato settore: da una procedura legislativa speciale alla procedura legislativa ordinaria; e da un voto all’unanimità ad un voto a maggioranza qualificata. Tuttavia l’attivazione di una clausola passerella dipende sempre da una decisione adottata all’unanimità dal Consiglio (esecutivi dei 28 Stati Membri) o dal Consiglio Europeo (Capi di Stato dei 28, con Presidenza di turno semestrale a rotazione), ossia tutti i Paesi devono essere d’accordo nell’attivare tale clausola.
Tassazione digitale: da dove (ri)parte la UE. In seguito alle discussioni in sede di Consiglio ECOFIN del 4 dicembre 2018, è stato deciso di vagliare la possibilità di uno strumento di portata più limitata rispetto all’ iniziale proposta di direttiva ISD (parte di un pacchetto di due proposte in tema di tassazione digitale) ma diversi Stati Membri, fra cui Danimarca, Finlandia, Irlanda e Svezia, con obiezioni di fondo alla proposta di tassazione, ne hanno bloccato l’adozione in Consiglio.
La Commissione europea aveva cercato di sbloccare la situazione presentando a Gennaio 2019 una Comunicazione, che fra l’altro, quantificava in 60 miliardi euro all’anno gli introiti generati dall’adozione delle due proposte del pacchetto sulla tassazione del digitale.
L’ultimo documento in materia è del Consiglio e risale al marzo 2019.