Il Commissario Moscovici all’evento ‘Masters of Digital 2018’. Il Commissario UE agli Affari Economici e finanziari, fiscalità e dogane, Pierre Moscovici, durante l’evento del settore ICT “Masters of Digital 2018” (Bruxelles il 20 febbraio) ha dedicato il proprio intervento interamente alla tassazione digitale. In estrema sintesi il Commissario ha indicato che la Commissione sta lavorando su 2 binari:
- Internazionale, la UE collabora con l’OCSE, si attendono dei risultati nel rapporto per il G20 ad Aprile;
- UE, le proposte che elaborerà la Commissione, attese il prossimo mese, sono in fase di finalizzazione e si muovono lungo due direttrici, presenza e creazione di valore: un’azienda può produrre valore in uno Stato anche senza essere fisicamente presente; esistono nuove forme di creazione del valore, come il contributo degli utenti, nell’allocazione degli utili.
Secondo il Commissario la condivisione internazionale è la prima opzione per risolvere il problema della tassazione digitale. Ma non si escludono provvedimenti di urgenza UE nelle more delle negoziazioni internazionali. Iniziative mirate di singoli Stati membri, annunciate a più riprese anche in sede Ecofin lo scorso autunno, sono rischiose e potenzialmente onerose per le imprese, in particolare per le PMI che dovranno gestire un mosaico di misure nazionali nel mercato unico. L’unica certezza infatti è che la necessità di intervenire con urgenza è condivisa al più alto livello politico in Europa.
Riportiamo alcuni estratti tradotti del discorso.
Digitalizzazione come opportunità. La digitalizzazione ha avuto un importante effetto di trasformazione sui fondamentali economici ed è estremamente vantaggiosa per la nostra economia. L’Europa deve cogliere questa opportunità e collaborare con le aziende digitali che stanno guidando questa profonda trasformazione. […] La digitalizzazione della sua economia è fondamentale per mantenere tale leadership.
Il settore ICT in Europa. In Europa il settore ICT genera il 25% del totale delle attività di ricerca e sviluppo; gli investimenti nel settore ICT generano il 50% della crescita di produttività. Questo è un risultato notevole su cui dobbiamo continuare a costruire.
La sfida posta dalle aziende digitali. Le aziende digitali crescono più velocemente rispetto all’economia nel suo complesso: negli ultimi 7 anni, la crescita media dei ricavi annuali delle principali aziende digitali è stata del 14% circa, rispetto a circa il 3% per le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni e lo 0,2% per le altre multinazionali. Lo sviluppo in termini di capitalizzazione di mercato è ancora più impressionante. Nel 2006, le società tecnologiche rappresentavano solo il 7% della capitalizzazione di mercato dei 20 maggiori operatori. Nel 2017, rappresentavano già il 55%!
L’obsolescenza del quadro normativo. Questi sviluppi positivi hanno anche reso alcune questioni più salienti e hanno esposto la natura obsoleta dei nostri quadri normativi. La normativa fiscale relativa alle aziende in particolare, non è stata in grado di tenere il passo, concepita in un’era pre-internet ed elusa dalle odierne aziende mobili, globalizzate e digitali. […] In un mondo digitalizzato, può essere difficile definire il valore che è stato creato, come è stato creato e dove dovrebbe essere tassato.
In Europa è diventato abbastanza comune per le aziende avere una significativa presenza digitale in uno Stato membro e realizzare profitti sostanziali, ma godere di livelli di tassazione prossimi allo zero. Una società di social media genera oggi oltre la metà delle sue entrate dalla sua attività internazionale. Offre servizi ai consumatori all’estero e utilizza i propri dati per migliorare ulteriormente i propri servizi. Conclude contratti in giurisdizioni estere, sfruttando appieno l’infrastruttura e gli istituti di stato di diritto disponibili lì. Eppure solo il 5% delle tasse pagate da questa società proviene da queste giurisdizioni.
Criticità: equità e erosione della base imponibile. Innanzitutto, c’è una questione di equità. […] in media, i modelli di business digitalizzati domestici sono soggetti a un’aliquota fiscale effettiva del 9%. Questo è meno della metà rispetto ai modelli di business tradizionali con un’aliquota d’imposta effettiva del 21%.
In secondo luogo, poiché l’economia digitale supera l’economia tradizionale in termini di presenza sul mercato, gli Stati membri si trovano di fronte a basi imponibili ridotte e ricavi prosciugati. Uno dei lasciti persistenti della crisi è l’alto livello del debito in molti Stati membri. Per invertire questo andamento, i governi devono garantire le proprie basi imponibili. Ciò richiede una revisione fondamentale dei nostri di tassazione delle aziende e l’Europa sta per decidere come fare.
Approccio UE e azioni mirate dei singoli Stati Membri. Ho tre messaggi: primo, sta accadendo […]; diversi Stati membri sono determinati ad agire per affrontare ciò che vedono come un “problema” che deve essere “risolto”. Questa percezione è ora condivisa al più alto livello politico in molti governi europei. La tassazione digitale non è più una questione di “se” – questa nave ha preso il largo.
In secondo luogo, la domanda è: “come”. Lasciatemelo dire chiaramente: o procediamo in modo ordinato, o procediamo in modo disordinato. […] Una combinazione di “patch” nazionali frammentati e non coordinati avrebbe un impatto negativo sul mercato unico, aumenterebbe i costi di conformità e alla fine minerebbe la competitività: questo è il risultato dobbiamo evitare. C’è un antidoto a questo, ed è una ricetta chiamata Europa. […] . Il mio obiettivo è di portare gli Stati membri a una comprensione comune delle sfide che devono affrontare e una visione comune di come possano affrontarle al meglio.
Il terzo messaggio è questo: far parte di questa discussione. Non è necessario opporsi agli Stati membri e alle società digitali. Condividono lo stesso interesse. Ma dobbiamo agire rapidamente, per garantire un approccio comune alla tassazione digitale, evitare gravi interruzioni e garantire la certezza delle imprese nel campo della tassazione. Aiutateci a delineare la via migliore per il vostro settore e il miglior risultato possibile per l’economia europea.
La collaborazione della UE in ambito OCSE. Lo scorso settembre siamo stati molto chiari nella nostra comunicazione che consideriamo un approccio internazionale ambizioso, ma al tempo stesso praticabile ed efficace, la migliore soluzione per la tassazione digitale. Stiamo lavorando a stretto contatto con l’OCSE su questo tema e attendiamo con impazienza la relazione che presenteranno al G20 questa primavera. Tuttavia, i progressi internazionali non danno adito a particolare ottimismo né sul ritmo né sulla portata delle riforme fiscali digitali che possiamo attenderci.
Le proposte delle Commissione UE. Nel frattempo, gli Stati membri dell’UE sono stati molto chiari sul fatto che prima o poi una soluzione deve essere trovata. Nelle sue conclusioni del dicembre 2017, il Consiglio ECOFIN ha dichiarato di attendere adeguate proposte della Commissione entro l’inizio del 2018.
Quindi parallelamente al lavoro dell’OCSE, la Commissione sta lavorando a un approccio UE alla tassazione digitale. Il prossimo mese presenteremo le nostre proposte per una tassazione equa ed efficace dell’economia digitale. La nostra proposta affronterà i problemi di:
Dove tassare: trovare un modo equo ed equilibrato per stabilire i diritti di tassazione, tenendo conto che un’azienda può fornire servizi digitali agli utenti in un mercato senza essere fisicamente presente.
Cosa tassare: stabilire un modo giusto ed efficace per riflettere nuove forme di creazione di valore, come il contributo degli utenti, nell’allocazione degli utili.
L’opzione provvedimento di urgenza UE. Parallelamente al nostro lavoro su una soluzione globale alla tassazione digitale, potremmo anche dover prendere in considerazione alcune misure mirate più immediate.
Ho già delineato i rischi di approcci nazionali alla questione all’interno di un mercato unico. Un provvedimento “stop-gap” a livello europeo può essere l’unico modo per affrontare tali rischi.
L’obiettivo deve essere quello di affrontare i più gravi vuoti nei nostri sistemi fiscali in tema di tassazione digitale delle imprese e di prevenire oneri inutili per le imprese attraverso un mosaico di misure nazionali nel nostro mercato unico, in particolare per le PMI.
Il mondo economico e digitale non ci aspetterà. La UE lo ha capito e daremo l’esempio, portando risposte credibili a un problema urgente, ha concluso Pierre Moscovici.
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Negli ultimi giorni si sono susseguite notizie relative alle misure che la Commissione sta predisponendo tali misure e sono state citate bozze di documenti che prevedono l’imposizione di una aliquota, ai sensi di quanto anticipato da Moscovici, che potrebbe oscillare fra il 2 e il 6% dei ricavi imputabili. Tali misure dovrebbero essere rese pubbliche il 21 Marzo, a incontro del G20 concluso.
La lettera per il G20. Nel frattempo, in vista dell’incontro dei ministri delle Finanze e delle banche centrali al G20, che si terrà il 19 e il 20 marzo prossimi a Buenos Aires, i cinque Ministri delle finanze dei Paesi europei partecipanti (Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna) supportati dalla Commissione Europa, hanno inviato una lettera alla presidenza argentina sul tema della tassazione dell’economia digitale, posta all’ordine del giorno nel summit.
Nella missiva i ministri confermano la determinazione nel voler perseguire una tassazione equa attraverso il coordinamento a livello internazionale più ampio, facendo riferimento all’interim report della task force dell’OCSE, previsto per Marzo: “ora ci aspettiamo soluzioni operative in vista di una giusta tassazione dell’economia digitale. Il lavoro in corso su soluzioni a lungo termine deve essere perseguito, le specificità dell’economia digitale richiedono nuove regole globali che governino il nesso territoriale e l’allocazione dei profitti. Tuttavia ciò non deve impedire ai Paesi – come primo passo – di adottare soluzioni provvisorie, preferibilmente su base coordinata per affrontare le questioni sollevate nel breve periodo”, hanno dichiarato nel documento. “Più in generale, dobbiamo continuare il nostro lavoro per contrastare l’elusione fiscale e l’ottimizzazione fiscale aggressiva, aumentando la trasparenza e la cooperazione”. Fra gli strumenti di coordinamento internazionale la lettera cita l’individuazione delle giurisdizioni non cooperative a livello fiscale; l’aumento della pressione nei loro confronti; una nuova valutazione da parte dell’OCSE dei rischi relativi ai regimi di tassazione zero; un’attuazione rapida ed efficace a livello mondiale dello standard in materia di “titolarità effettiva” (soggetto tenuto all’indicazione degli investimenti o attività detenuti all’estero).
ALLEGATI