“Vogliamo attuare quanto prima una tassa sui servizi digitali basata sulla proposta della Commissione UE”, ha dichiarato il ministro delle Finanze austriaco Hartwig alla fine della seconda giornata della riunione informale dei ministri degli affari economici e finanziari (Ecofin) a Vienna. Dal Comunicato a chiusura del vertice risulta che le tasse si applicheranno alle entrate derivanti da quelle attività “in cui gli utenti contribuiscono in modo sostanziale al valore aggiunto” e solo alle società con un minimo di le tasse globali di 750 milioni di euro o di entrate all’interno dell’UE di almeno 50 milioni di euro annuali. Non appare chiaro al momento per quale delle soluzioni presenti nel pacchetto preparato dalla Commissione europea – una tassazione fissa pari al 3% basata sul fatturato, che secondo le stime potrà generare entrate per 5 miliardi di euro, o un’imposta temporanea su determinati ricavi di attività digitali – propenda la proposta austriaca.
Né quali siano le attività digitali tassabili. Le norme sarebbero temporanee, come previsto dalla Commissione, auspicato da Francia e Germania, fino al raggiungimento di un accordo a livello internazionale. Dalla discussione è emerso anche l’auspicio che i 27 Stati Membri UE sviluppino in seno all’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE) una posizione UE condivisa. Löger ritiene che sia realistico raggiungere un accordo entro la fine di quest’anno (chiusura del semestre austriaco di Presidenza UE). Si ricorda che dalla ripresa dopo la pausa estiva è al lavoro sul dossier fiscalità digitale anche la commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento europeo. La Commissione potrebbe richiedere una normativa più stringente più del 3% e non si esclude una futura tassazione anche per entrate e profitti generati dalla vendita di dati. I tempi di gestazione sono analoghi: i progetti di relazione verranno presentati il 9 ottobre e saranno sottoposti al voto il 3 dicembre.