L’Europa registra notevoli ritardi nell’implementazione della tecnologia mobile di nuova generazione e gli obiettivi comuni di copertura al 2025 e al 2030 fissati da Bruxelles sono a rischio nella maggioranza dei Paesi. Bene viceversa l’Italia. È quanto sostenuto nella relazione speciale sul 5G della Corte dei conti europea pubblicata di recente. Il rapporto tocca anche gli aspetti della cybersicurezza, requisito essenziale per lo sviluppo dei nuovi servizi.
In controtendenza l’Italia, che finora ha fatto registrare buoni progressi sia sul piano tecnologico che su quello della sicurezza delle reti rientra nel gruppo di undici Paesi che hanno una alta probabilità di raggiungere l’obiettivo previsto per il 2025.
Il nostro Paese finora ha già assegnato due delle tre reti pioniere del 5G (3,6 GHz e 26 GHz), mentre la terza banda (700 MHz) sarà disponibile dal luglio di quest’anno.
Sul piano della sicurezza delle reti, la Corte dei Conti europea sostiene che il limitato numero di fornitori in grado di costruire e gestire reti 5G accresce la dipendenza e i rischi associati all’ingerenza da parte di attori statali ostili. Sei degli otto maggiori fornitori, fra cui Huawei e Samsung non sono europei: questo significa che la normativa dei Paesi extra europei, ad esempio in tema di protezione dei dati personali, può differire significativamente. Inoltre anche le normative nazionali nei confronti di tali operatori cambiano da Stato a Stato (ad esempio il divieto di utilizzo di forniture 5G Huawei in Svezia).