“Gli attori di tutte le industrie culturali e creative in Italia, non possono stare a guardare in silenzio mentre le conquiste fatte negli ultimi 20 anni nella protezione dei diritti su Internet sono messe in discussione nel negoziato sul DSA”. È questo l’incipit della lettera aperta di 16 associazioni della filiera culturale e creativa italiana, fra cui Confindustria Radio Televisioni (CRTV): ANEM, AIE, AFI, ANICA, APA, Confindustria Cultura Italia, FAPAV, FIMI, FEM, 100 Autori, Nuovo IMAIE, PMI, SCF,UNIVIDEO, UNA.
Nelle intenzioni il Regolamento sui servizi digitali (DSA) mira a rafforzare la responsabilità e gli obblighi di tutti i servizi digitali, cioè a regolare i contenuti online e a proteggere i cittadini dai contenuti illegali, ma in questa fase dell’iter legislativo (finale, negoziato “Trilogo”) l’attuazione non risponde alla finalità del regolamento ed “è ancora insoddisfacente e non del tutto adeguato alle reali necessità della filiera” prosegue l’appello “indicando come alcune scelte del Parlamento europeo e del Consiglio rischino alleggerire le responsabilità dei grandi attori digitali, e indebolire la capacità dei detentori dei diritti di ricorrere contro i contenuti pirata”.
Le industrie della filiera chiedono fermamente al Governo e a tutti i rappresentanti italiani presso l’Europarlamento e le Istituzioni europee di creare le condizioni per un salto di qualità durante il Trilogo, e ristabilire la necessaria coerenza tra spirito e lettera del DSA ed il risultato finale del provvedimento adottato. Cinque gli obiettivi imprescindibili: 1) la clausola KYBC (Know Your Business Client) estesa a tutti i servizi di intermediazione online, allargamento in linea con il considerando 39 ter (nuovo) del mandato negoziale del Parlamento; 2) obblighi e responsabilità con standard di diligenza rafforzati per i motori di ricerca, che non possono essere qualificati come servizi di caching; 3) obblighi di diligenza rafforzati per i fornitori di hosting e introduzione di un obbligo di stay down particolarmente necessario per proteggere i contenuti live; 4) inapplicabilità delle misure proattive volontarie per attività volte a rilevare, identificare e intraprendere azioni contro i contenuti illegali ad attività di moderazione dei contenuti, quali promozione, raccomandazione e indicizzazione; 5) notice and action immediata, come prevista dall’art. 14, senza che siano necessarie ulteriori valutazioni che determinino uno “stay up” ingiustificato, eliminazione del riferimento all’URL come requisito obbligatorio per le notifiche. Analogamente si era espressa CRTV nell’audizione presso la Commissione IX Trasporti della Camera nel giugno scorso sulla proposta di regolamento DSA.
Di certo, quello che è illecito off line deve essere illecito anche on line: il principio è stato ribadito da tutti i rappresentanti istituzionali a commento dei regolamenti che si accingono ad aggiornare la normativa dell’ecosistema online (oltre a DSA, DMA, ed e-privacy, per citarne alcuni), di recente anche dal Presidente del Consiglio Draghi. La legislazione europea nell’interesse generale, non deve indebolire l’attuazione del direttiva sul diritto d’autore (e le tutele dalla stessa riconosciute), unico garante della libertà di espressione, della proprietà intellettuale e della diversità culturale.