Accantonato il testo sulla tassazione digitale proposto dalla Presidenza austriaca di turno, e generico impegno a ridiscutere un testo di compromesso che tenga conto della dichiarazione congiunta di Francia e Germania entro marzo 2019, prima delle elezioni europee: l’Ecofin di ieri, 4 dicembre a Strasburgo registra il fallimento del tentativo di trovare una posizione condivisa della UE sul tema della tassazione digitale con interventi che possano anticipare pro tempore, in un’ottica di equità e pro-competitiva, gli effetti delle norme negoziate in ambito OCSE.
L’insabbiamento era annunciato: la proposta di istituire un’imposta sui servizi digitali provvisoria ha incontrato, fra l’altro, l’opposizione dei Paesi che hanno beneficiato dei tax ruling o “più liberali” (Irlanda, Danimarca, Finlandia e Svezia) e, di recente, della Germania, che nel timore di creare ulteriori frizioni con gli USA nella battaglia dei dazi, ha ridimensionato la propria funzione propulsiva. “In questa fase un certo numero di delegazioni non può accettare il testo in linea di principio per ragioni politiche, mentre alcune altre non sono ancora soddisfatte su alcuni punti specifici del testo. Il testo pertanto non ha ottenuto il supporto necessario e non è stato discusso in dettaglio” così si esprime il comunicato del Consiglio sul testo presentato dalla Presidenza austriaca, anch’esso un tentativo di compromesso, che prosegue: “i ministri hanno esaminato una dichiarazione congiunta delle delegazioni francese e tedesca. La presidenza ha raccomandato che il gruppo di lavoro del Consiglio continui a lavorare sulla base dell’ultimo testo di compromesso della Presidenza e degli elementi proposti da Francia e Germania, al fine di raggiungere un accordo il più presto possibile”.
Da dove si riparte? La dichiarazione franco tedesca esorta Commissione UE e Consiglio ad approvare la Direttiva sui servizi digitali che prevede una tassazione del 3% del fatturato della pubblicità online; e a presentare proposte di misure provvisorie per ristabilire la base imponibile erosa. Di seguito riportiamo il testo (traduzione nostra).
Dichiarazione congiunta franco-tedesca sulla tassazione delle società digitali e la tassazione minima
Riaffermiamo la nostra determinazione a stabilire una tassazione equa ed efficace per le grandi aziende digitali che contribuiranno alla modernizzazione dei nostri sistemi fiscali.
Esortiamo il Consiglio ad adottare la direttiva giuridicamente vincolante sulla DST senza indugio e in ogni caso entro il marzo 2019 al più tardi. |
È lecito dubitare che si riesca a trovare un accordo su misure, anche provvisorie, non condivise da tutti gli Stati Membri e con le elezioni europee alle porte. Sarebbe tuttavia altamente auspicabile che si riesca a varare almeno la tassa sulla pubblicità online elusa dalle multinazionali del web: un’elusione che sta erodendo base imponibile degli Stati, in un momento di timida ripresa (alcuni) e perdurante crisi (altri, fra cui l’Italia); e che ata ipotecando lo sviluppo di interi settori, fra cui il televisivo, dove gli operatori nazionali competono in una situazione di svantaggio creata dal disallineamento fiscale e normativo. La UE potrebbe così recuperare un ruolo trainante nell’ispirare modelli di best practice normative per il web, come successo di recente per il GDPR, facilitando i processi multilaterali che si svolgono in ambito OCSE.
Inoltre il pacchetto di misure fiscali presentato dalla Commissione UE è più ampio; e altri interventi sono in itinere o approvati (es. norme sulla tassazione societaria, coordinamento sul ruling, disciplina più stringente del transfer pricing all’interno della multinazionali, coordinamento delle autorità fiscali, monitoraggio dei paradisi fiscali), che si spera inizieranno a dispiegare i propri effetti.
Infine potrebbero essere approntati interventi a livello nazionale, magari coordinati con alcuni partner UE (si ricorda ad es. la normativa annunciata di recente dal Regno Unito ) a valle delle intese che si erano delineate in questi mesi. Iniziative al riguardo non mancano, anche in Italia. Si ricorda che in Italia secondo le ultime stime di IAB relative al 2018 sono parti a 3 miliardi di euro gli investimento attratti dalla pubblicità online, in larghissima parte (75%) attribuibili alle multinazionali del web, drenando risorse e senza generare gettito.
ALLEGATI
Franco-German joint declaration on the taxation of digital companies and minimum taxation
November 2018 presidency note on the digital services tax
November 2018 presidency compromise text on the digital services tax