Disinformazione online. Maggiore trasparenza degli algoritmi, autoregolamentazione, alfabetizzazione mediatica, sostegno alla diversità e alla sostenibilità dei mezzi di informazione europei, maggiore visibilità alle notizie affidabili: queste alcune delle raccomandazioni contenute nel Rapporto pubblicato il 12 marzo dal Gruppo di alto livello di esperti (HLG) sulla disinformazione online creato dalla Commissione UE lo scorso novembre. Si ricorda che fra i 39 esperti figura Gina Nieri, Direttore Affari Istituzionali, Legali e Analisi Strategiche Mediaset e membro del Consiglio Generale e del Consiglio di Presidenza di CRTV. Per l’Italia sono presenti anche il giurista Oreste Pollicino e i giornalisti Gianni Riotta e Federico Fubini.
Il Gruppo di esperti ha formulato una serie di raccomandazioni e ha suggerito una definizione del fenomeno, integrando i primi risultati, pubblicati contestualmente, della consultazione pubblica e del sondaggio Eurobarometro sul tema: tutti questi contributi confluiranno nella preparazione della comunicazione sulla lotta alla disinformazione online della Commissione la cui pubblicazione è prevista in primavera.
Definizione e autoregolamentazione condivisa. La relazione definisce la disinformazione come “informazione falsa, imprecisa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o con l’intenzione di arrecare un pregiudizio pubblico,” e sottolinea la necessità di coinvolgere tutte le parti interessate (“coalizione”) nelle misure che saranno eventualmente adottate, raccomandando un approccio di autoregolamentazione.
Il codice: obblighi e misure attive per piattaforme e social. Il gruppo sostiene la redazione di un codice per le piattaforme online e i social network basato su una serie di principi (10, si veda di seguito), fra cui si segnala in particolare il fatto che le piattaforme online dovrebbero garantire la trasparenza degli algoritmi che selezionano le notizie e sono invitate ad adottare misure efficaci per migliorare la visibilità e l’accesso delle notizie affidabili. Il gruppo di esperti raccomanda inoltre di promuovere l’alfabetizzazione mediatica per contrastare la disinformazione, sviluppare strumenti che permettano agli utenti e ai giornalisti di combatterla, difendere la diversità e la sostenibilità dei mezzi di informazione europei e portare avanti la ricerca sugli effetti della disinformazione in Europa.
Consultazione pubblica e sondaggio confermano il ruolo dei mezzi di comunicazione di qualità. Sono 3000 le risposte raccolte dalla Commissione alla consultazione pubblica lanciata nel novembre 2017. Secondo i partecipanti, le due principali categorie di disinformazione intenzionale con maggiore probabilità di causare un danno sociale sono quelle mirate a influenzare le elezioni e le politiche in materia di migrazione.
Sono 26.000 i cittadini UE intervistati nel sondaggio Eurobarometro dedicato al tema: l’83 % ritiene che il fenomeno rappresenti un pericolo per la democrazia. Dal sondaggio risulta anche che i mezzi di comunicazione tradizionali (radio 70 %, TV 66 %, stampa 63 %) sono ritenuti le fonti di informazione più affidabili a fronte di un 26 % e 27 % rispettivamente delle fonti di notizie online e dei siti web che pubblicano video. Risultati confermati anche dalla consultazione pubblica, da cui emerge che maggiore fiducia è riposta nei giornali e nelle riviste tradizionali, nei siti web e nelle pubblicazioni online specializzati, nelle agenzie di stampa e nelle agenzie pubbliche (oltre il 70 %).
Il Presidente di CRTV Franco Siddi ha commentato: “In un periodo in cui il dibattito sulle fake news è all’attenzione generale, Radio e Tv sono da sempre impegnate ad operare con responsabilità, etica e trasparenza, nella produzione e veicolazione di informazioni mediate e verificate. D’altronde non può che essere così per un sistema, come quello da noi rappresentato, in cui Radio e Tv sono editori, ossia attori identificati e riconoscibili che hanno instaurato, con la filiera e con il proprio pubblico, un rapporto fiduciario basato sulla correttezza, l’autorevolezza e la responsabilità”.