Il quadro regolatorio delle responsabilità e del potere di mercato dei grandi operatori internet, le riserve espresse dalle industrie creative e radiotv sul DSA e il lobbying pressante delle grandi piattaforme. Prosegue l’iter di due norme europee di estrema importanza anche per il settore radiotelevisivo: la proposta di regolamento sui servizi digitali (DSA) e quella relativa al mercato digitale (DMA). Si tratta di regolamenti che, alla luce dei cambiamenti indotti da Internet, dovrebbero delineare un quadro normativo equo che stabilisca che ciò che è illegale offline deve esserlo anche online (DSA), e che limiti l’enorme potere di mercato delle grandi piattaforme online con nuovi strumenti antitrust (DMA): questi gli obiettivi espressi originariamente nella proposta.
Per la prima disposizione si tratta, fra l’altro, di aggiornare l’esenzione di responsabilità degli intermediari contenuta nella direttiva e-commerce, che risale a oltre 20 anni fa, al mutato ecosistema digitale. Il 25 novembre, il Consiglio ha adottato la sua posizione (“orientamento generale”) sulla Legge sui Servizi Digitali (DSA). Tra le principali modifiche alla proposta della Commissione, il testo adottato dal Consiglio chiarisce e amplia l’ambito di applicazione della legge, includendo esplicitamente i motori di ricerca e imponendo nuovi obblighi per i mercati online e i motori di ricerca. Il DSA, licenziato a dicembre in Commissione Mercato Interno (IMCO) referente sulla norma, è calendarizzato per il voto in Plenaria il 20 gennaio. Il testo adottato ha suscitato forti preoccupazioni nelle imprese radiotelevisive per molteplici criticità. Nell’attuale formulazione viene, tra l’altro, allargata l’esenzione di responsabilità – prevista dalla Direttiva 2000/31/CE (e-Commerce) solo per soggetti meramente tecnici, automatici e passivi – ad intermediari attivi, che controllano e monetizzano i contenuti caricati sui loro servizi. L’impianto adottato contraddice la giurisprudenza europea e italiana che negli anni ha limitato tale esenzione per evitare abusi e vanifica gli sforzi compiuti in materia di lotta alla distribuzione di contenuti illegali online. Tali modifiche compromettono inoltre la corretta applicazione di importanti normative di settore, quali la c.d. Direttiva Copyright.
CRTV si è unita alla richiesta di molte industrie creative volta a bilanciare l’attuale formulazione del testo, e a riportarla nell’alveo delle pronunce giurisprudenziali attraverso la limitazione dell’esenzione di responsabilità prevista per gli intermediari, l’imposizione di una rimozione tempestiva dei contenuti illegali segnalati, l’allargamento l’ambito di applicazione del c.d. Know Your Business Customer a tutti i servizi di intermediazione online. Si è richiesto inoltre di permettere alle autorità competenti di nominare “trusted flaggers” anche le singole aziende. L’approvazione della relazione da parte del Parlamento in sessione plenaria darà inizio alle riunioni di trilogo (negoziazione finale Consiglio, Parlamento, Commissione).
Sempre durante la riunione del 25 novembre scorso il Consiglio ha adottato la sua posizione (“orientamento generale”) anche sulla proposta relativa alla legge sui mercati digitali (DMA), volta a garantire la competitività del settore digitale. Tra le principali modifiche alla proposta della Commissione, il testo adottato dal Consiglio chiarisce i criteri di designazione dei gatekeeper, la struttura e l’ambito di applicazione degli obblighi. Inoltre, è stato annesso alla proposta un allegato in cui vengono definiti gli “utenti finali attivi” e gli “utenti commerciali attivi”.
Il testo del Consiglio conferma che la Commissione europea è l’unica autorità competente per l’applicazione del regolamento, tuttavia, le autorità nazionali della concorrenza possono essere autorizzate dagli Stati membri ad avviare delle indagini sulle eventuali violazioni e trasmettere gli esiti alla Commissione. La posizione del governo italiano è stata espressa congiuntamente a Danimarca, Portogallo e Spagna. La prima riunione di trilogo è avvenuta in data 11 gennaio 2022.
La fase di negoziazione del cosiddetto trilogo (Consiglio, Parlamento e Commissione UE) è quella finale e meno pubblica, dopo la fase di proposta, consultazioni ed esame presso le commissioni dell’Assemblea di Strasburgo. Per il DMA, salvo spaccature fra gli Stati Membri, si potrebbe giungere ad una approvazione in primavera, come peraltro auspicato dal Presidente Macron in apertura del semestre di presidenza francese del Consiglio.
Fra le novità si segnala che il gruppo di consumatori BEUC ha pubblicato delle raccomandazioni ai negoziatori del DMA a sostegno dell’emendamento del Parlamento per l’inclusione degli assistenti virtuali, nonché obblighi di interoperabilità per i servizi di messaggistica istantanea e social networking, restrizioni più severe sui cosiddetti “modelli oscuri (dark patterns)” e in generale a difesa dei diritti dei consumatori e degli utenti finali. In questa fase si registra un aumento del lobbying e della comunicazione delle big tech su queste norme Big Tech con una raffica di pubblicità, e-mail e post mirati sui social media rivolti a politici e funzionari a Bruxelles, come indicato di recente da un articolo del Financial Times.