Le conclusioni del Consiglio Europeo sull’importanza di un sistema media plurale e sostenibile e il Piano d’azione europeo per la democrazia: indirizzi politici in attesa della proposta della Commissione contenuta negli “atti quadro” DSA e DMA. Dopo un avvio lento, dovuto ai ritardi nella formalizzazione di alcune cariche interne alla Commissione, e l’emergenza sanitaria, la chiusura dell’annus horribilis 2020 vede un particolare attivismo delle istituzioni europee per la programmazione della ripresa. Mentre scriviamo ha luogo il vertice dei Primi Ministri europei sugli strumenti finanziari, ma prima della pausa natalizia dovrebbero prendere forma una serie di altre iniziative di interesse per il nostro settore. Tali iniziative sono racchiuse in una selva di sigle: la scorsa settimana abbiamo dato conto del documento che più da vicino ci riguarda, il Media and Audiovisual Action Plan (MAAP), ma riferimenti di interesse sono contenuti anche nel Piano d’azione europeo per la democrazia (EDAP) e si attendono le proposte della Commissione relative alla Legge Unica sui Servizi Digitali (DSA) e al Mercato Digitale (DMA) attese per il prossimo 15 dicembre dopo due rinvii. Bisogna inoltre dar conto di altri progressi e rallentamenti, avvenuti in questo scorcio di fine anno: ci riferiamo alla prima valutazione della normativa del geo-blocking, che ha mantenuto l’esenzione prevista per l’audiovisivo: sono diversi gli studi a supporto del mantenimento di tale esenzione, che è alla base della catena del valore del settore e della sua diversità culturale, e si segnala la lettera condivisa da molte associazioni europee al riguardo. Si segnala inoltre lo stand by della normativa e-privacy, che era stata al centro del lavoro della presidenza tedesca, ma il dossier è già all’attenzione del governo portoghese, che presiederà la prossima presidenza di turno nel semestre che parte a gennaio 2021. Infine, le Conclusioni del Consiglio europeo sul pluralismo dei media, appunto. Sono tutti dossier che hanno in comune il tentativo di prendere le misure delle sfide poste dallo sviluppo incontrollato delle grandi piattaforme online e l’impatto che esse hanno sul modello di creazione e distribuzione dei contenuti europeo: un modello che fa della diversità culturale una ricchezza e della libertà e il pluralismo dei media un asset per la democrazia.
Le conclusioni del Consiglio europeo per un sistema mediatico: sostenibilità, pluralismo e affidabilità. La conclusioni del consiglio europeo del 27 novembre scorso partono dalla constatazione della vulnerabilità del settore dei media nell’UE amplificata dalla pandemia da Covid-19 “perturbato dal crollo delle sue principali fonti di introiti pubblicitari, mentre, parallelamente, la domanda di informazioni e contenuti affidabili è notevolmente aumentata” e dal fenomeno della globalizzazione e la digitalizzazione, caratterizzato da piattaforme online globali in concorrenza per catturare l’attenzione, limitata, degli utenti. La netta diminuzione degli introiti ha colpito in particolare gli organi di informazione locali, regionali e tradizionali, “settore costituito in gran parte da imprese che sono l’espressione della diversità culturale e linguistica dell’Europa, ma che spesso non hanno le dimensioni o il peso finanziario necessari per operare sui mercati paneuropei e globali”. Modelli di business basati sui dati che stanno superando i modelli di finanziamento dei media e mancanza di parità di condizioni indicano che è necessario tornare ai principi fondamentali del finanziamento dei contenuti mediatici che sono alla base dell’intera catena del valore e che ne salvaguardano il pluralismo. Per la sostenibilità a breve, nel documento di indirizzo politico il Consiglio invita gli Stati Membri dell’UE a fornire un quadro adeguato e indipendente per la sostenibilità economica del panorama mediatico nazionale, che includa gli aiuti di Stato; e la Commissione Europea ad integrare gli sforzi nazionali creando sinergie tra le iniziative europee, tra cui il QFP, lo strumento per la ripresa Next Generation EU; ma anche rafforzando la resilienza del settore dei media, attraverso il piano d’azione per i media e l’audiovisivo e precisando le responsabilità delle piattaforme online nell’ambito della legge sui servizi digitali. Gli obblighi per le piattaforme online che dovranno essere delineati nei nuovi atti giuridici orizzontali dell’UE (DSA e DMA) dovranno essere adeguati e proporzionati, tenere debitamente in considerazione le possibili ripercussioni sulle condizioni di parità e la salvaguardia del pluralismo dei media ed essere coerenti con gli strumenti settoriali in vigore, quali la direttiva sui servizi di media audiovisivi e la direttiva sul diritto d’autore, altri dossier caldi di questo inverno, ma a livello di recepimento nazionale. Fra i punti critici da affrontare, il Consiglio indica: accessibilità e non discriminazione, trasparenza e autonomia degli utenti, reperibilità e “scopribilità” (discoverability) dei contenuti media, e norme che agiscano sulla concentrazione del mercato e garantiscano l’accesso ai dati. Infine, affidabilità dell’informazione, la disinformazione costituisce una minaccia per i processi democratici, la salute pubblica e le società. Il Consiglio ha ricordato anche che “le notizie e i temi di attualità nonché i contenuti culturali, locali, regionali, educativi e di intrattenimento trasmettono e riflettono i valori della nostra società” così come il sistema duale, costituito da organi di informazione del servizio pubblico stabili, adeguatamente finanziati e orientati al futuro e organi di informazione privati, che “rappresenta un sistema ben concepito per contribuire al pluralismo dei media”.
Piano d’azione per la democrazia europea (EDAP), il nodo della (dis)informazione e comunicazione politica online. Per affrontare le sfide poste ai nostri sistemi democratici dalla crescita degli estremismi e dalla distanza percepita tra cittadini e responsabili politici, il piano d’azione prevede misure per promuovere elezioni libere ed eque, rafforzare la libertà dei mezzi di informazione e per lottare contro la disinformazione. Concretamente, la Commissione proporrà atti giuridici in materia di pubblicità politica – che avranno ad oggetto gli sponsor di contenuti a pagamento e i canali di produzione e distribuzione, tra cui le piattaforme online, gli inserzionisti e le società di consulenza politica – chiarendone le rispettive responsabilità: raccomanderà inoltre misure per garantire la sicurezza dei giornalisti e presenterà un’iniziativa per proteggerli dalle azioni legali strategiche tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP); dirigerà gli sforzi di revisione del vigente codice di buone pratiche sulla disinformazione, rafforzando gli obblighi a carico delle piattaforme online e introducendo un monitoraggio e una sorveglianza rigorosi. Al riguardo si ricorda che le raccomandazioni emerse da Erga, organo di coordinamento europeo delle autorità di regolazione del settore, si sono espresse a favore del passaggio da auto a co-regolazione.