Paradisi fiscali. Il Parlamento europeo ha richiesto maggiore trasparenza nei meccanismi e criteri di inclusione dei Paesi nella lista nera fiscale UE e maggiore efficacia nelle sanzioni. E’ quanto emerso nell’audizione pubblica “The fight against harmful tax practices within the European Union and abroad” organizzata dalla Commissione Parlamentare dedicata al tema (Tax3 Committee), la scorsa settimana a Strasburgo. Il messaggio è stato condiviso, fra gli altri, con l’Ombusdman europeo, organismo preposto al controllo dell’operato delle istituzioni UE, rappresentante ed esperti della materia. Ed è stato rivolto da un lato al Consiglio, al quale è stata indirizzata la richiesta di maggiore trasparenza nei criteri di elezione dei Paesi che fanno parte della lista nera, grigia o che ne sono esclusi; dall’altra alla Commissione, alla quale si richiede maggiore incisività e previsione di meccanismi sanzionatori.
A queste due istituzioni UE, per le diverse responsabilità politiche e istituzionali, fa capo questa nuova attività in materia lanciata nel gennaio 2016 nell’ambito delle strategie esterne per una tassazione efficace su iniziativa della Commissione(si v. link al Q&A). Una prima edizione della lista dei paradisi fiscali extra UE è stata resa pubblica nel dicembre 2017, dopo un pre-screening nel settembre dello stesso anno. I Parlamentari vogliono evitare che considerazioni di reputazione politica possano rendere meno efficace un provvedimento che deve essere imparziale nel perseguire pratiche fiscali dannose all’interno della UE e mettere pressione sulle giurisdizioni non cooperative dal punto di vista fiscale. Nell’occasione si è auspicato anche maggiore incisività nella politica contro l’evasione fiscale anche all’interno dell’UE.
Il tema, soprattutto per gli aspetti relativi alle multinazionali digitali, dopo l’accelerazione impressa da alcuni Stati UE alla fine dello scorso anno, è attualmente in attesa di interventi coordinati da livello dell’Unione con misure temporanee e strutturali annunciate dalla Commissione contro l’erosione della base imponibile degli Stati Membri. Come noto CRTV è sempre stata in prima fila sul tema perché l’equità fiscale è una conditio sine qua non per lo sviluppo di un mercato digitale realmente competitivo e inclusivo dei campioni nazionali UE.