Piattaforme online PMI. Creare un contesto imprenditoriale equo, trasparente e prevedibile soprattutto per le piccole imprese e gli operatori commerciali minori (business users) che utilizzano piattaforme online: questo l’obiettivo delle norme presentate ieri dalla Commissione UE. Si tratta di una proposta di regolamento che riguarda le piattaforme online e in particolare gli intermediari di servizi, fra i quali i motori di ricerca e gli online marketplaces. Fra i documenti accessibili anche una valutazione di impatto e le norme per l’istituzione dell’Osservatorio dedicato.
Le nuove norme affrontano tali problemi grazie alle seguenti azioni:
- aumento della trasparenza: prestatori di servizi di intermediazione online devono garantire che le condizioni applicate agli utenti professionali siano facilmente comprensibili e disponibili (es. conoscenza in anticipo dei motivi di sospensione/eliminazione da una piattaforma; preavviso. E devono comunicare politiche generali riguardanti: i) i dati generati dai loro servizi; ii) il trattamento da essi riservato iii) il modo in cui utilizzano le clausole contrattuali per richiedere della nazione più favorita (MFN). I servizi di intermediazione online e i motori di ricerca devono infine stabilire i criteri generali che determinano l’ordine in cui i beni e i servizi sono classificati nei risultati di ricerca;
- maggiore efficacia nella risoluzione delle controversie: si chiede ai prestatori di servizi di intermediazione online di istituire un sistema interno di trattamento dei reclami per agevolare la risoluzione extragiudiziale delle controversie e di elencare mediatori indipendenti; si prevede inoltre il diritto di agire in giudizio delle associazioni per conto delle imprese;
- istituzione di un osservatorio dell’UE per monitorare gli effetti delle nuove norme.
La Commissione ha fatto ricorso alle proprie competenze esecutive in materia di concorrenza sleale: viene citata in particolare la decisione che nel maggio 2017 ha reso e giuridicamente vincolanti gli impegni assunti da Amazon con gli editori di libri digitali (riserve preliminari) e nel giugno 2017 ha vietato a Google di abusare della propria posizione dominante favorendo il suo servizio di acquisti comparativi nei risultati delle ricerche generiche.
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