I risultati del monitoraggio del codice. 90% dei contenuti segnalati valutati entro 24 ore, rimossi il 71% dei contenuti ritenuti illeciti rimossi, 67,1% di risposte e feedback alle segnalazioni ricevute: i risultati della quinta valutazione del codice di condotta del 2016 per contrastare l’illecito incitamento all’odio online indicano un progresso rispetto agli anni precedenti nel contenimento del fenomeno e valutazioni discrezionali nell’applicazione rispettose della libertà di espressione. E’ quanto risulta dal quinto monitoraggio effettuato dalla UE pubblicato dalla Commissione e presentato da Vera Jourova, vice -presidente della Commissione europea per i Valori e la trasparenza e Didier Reynders, commissario alla Giustizia. “Tuttavia”, recita il comunicato, “le piattaforme devono continuare a migliorare la trasparenza e il feedback agli utenti – solo Facebook informa sistematicamente gli utenti, la media di Instagram è del 61,5%, Twitter 43.8%, Jeuxvideo.com 22.5%, and YouTube 8.8% – e garantire che i contenuti segnalati siano valutati coerentemente nel tempo: valutazioni distinte e comparabili svolte nell’arco di periodi diversi hanno infatti evidenziato divergenze in termini di risultati”. È il caso dello studio indipendente, commissionato dalla UE, basato su una metodologia molto simile a quella del monitoraggio periodico sviluppato e da una rete di istituti di ricerca nazionali (per l’Italia il CESIE) in periodi diversi: dallo studio risultano, tra l’altro, maggiore reattività delle piattaforme ai “trusted flaggers” (segnalatori attendibili) e indici di risposta significativamente più bassi (si v. grafici )
Il quinto monitoraggio su cui si basa il riscontro della UE si è svolto dal 4 novembre al 13 dicembre 2019, e ha coinvolto 34 organizzazioni della società civile e 5 enti pubblici che hanno riferito sui risultati di un campione totale di 4.364 segnalazioni provenienti da quasi tutti gli Stati membri (incluso il Regno Unito, ad eccezione di Lussemburgo, Paesi Bassi, Malta e Danimarca). Le notifiche sono state trasmesse attraverso canali di segnalazione a disposizione di tutti gli utenti o attraverso canali specifici accessibili solo a segnalatori attendibili.
Il quadro più ampio della tutela online (DSA). I risultati ottenuti alimenteranno le riflessioni in corso su come rafforzare le misure volte a contrastare i contenuti illeciti online nel quadro del futuro pacchetto relativo alla legge sui servizi digitali (Digital Single Act – DSA), indica il comunicato, sulla quale la Commissione ha recentemente avviato una consultazione pubblica. “La Commissione studierà la possibilità di imporre alle piattaforme web misure vincolanti sulla trasparenza” ha commentato il commissario alla giustizia Reynders. Procedure rapide, standardizzate e semplificate, comparabili, misurabili e che non costituiscano oneri eccessivi per chi effettua la segnalazione, sono un requisito fondamentale, soprattutto per violazioni massive a scopo commerciale, come succede per il copyright.
Notice and action. In particolare, la Commissione esaminerà le modalità per indurre tutte le piattaforme a istituire sistemi efficaci di notifica e intervento, continua il comunicato. È questo un nodo importante, anche per altri contenuti illegali caricati dagli utenti- come ad esempio quelli protetti da copyright sulle piattaforme social, ma anche search.- in Italia stiamo recependo la direttiva su copyright online in questi giorni attraverso la legge di delegazione europea. L’esperienza relativa all’ hate speech indica che strumenti di intervento rapidi possono (e devono) essere messi in atto dalle piattaforme online per garantire un ecosistema online sano e sicuro per consumatori e business. Si confida nel fatto che il Digital Single Act, alcuni aspetti del quale sono sotto consultazione dalla Commissione UE definiscano questi e altri aspetti fondamentali della responsabilizzazione delle piattaforme online.
Sul codice. Il codice risale al giugno 2016, è stato adottato “in stretta cooperazione” tra la Commissione europea, le piattaforme informatiche, le organizzazioni della società civile e le autorità. Si tratta a tutti gli effetti di atto di autoregolazione a cui le piattaforme aderiscono spontaneamente. Anche questo un elemento su cui riflettere nel momento in cui molte piattaforme online hanno assunto modelli di business e preminenza tali da richiedere controlli più stringenti e condivisi (co-regolazione, al minimo). Siglato inizialmente da Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube, in seguito hanno aderito Instagram, Snapchat, Dailymotion e Jeuxvideo.com. Tutti i portatori di interessi si incontrano periodicamente sotto l’egida del Gruppo ad alto livello sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia al fine di discutere difficoltà da affrontare e progressi compiuti. Il Codice di condotta contro l’hate speech prevede per le società inadempienti multe pari al 4% dei ricavi annuali.
Corrispondenza di reato offline e online. Scopo del codice è rimuovere rapidamente contenuti illeciti riferiti alla fattispecie in oggetto. Si ricorda che la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia qualifica come reato l’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica. Come definito in tale decisione quadro, l’incitamento all’odio si configura come reato anche quando avviene online. La corrispondenza di reati e tutela approntate alla violazione degli stessi anche quando avvengono online è un altro tassello fondamentale del ragionamento in ambito di DSA, la cui proposta, nei progetti della Commissione UE dovrebbe essere presentata entro la fine dell’anno. “Ora è tempo di assicurare che tutte le piattaforme abbiano uguali obblighi all’interno del Mercato unico e di rendere chiaro nella legislazione quali sono le responsabilità delle piattaforme online nel rendere la navigazione sicura. Ciò che è illegale offline è illegale anche online” ha commentato la vice presidente Jourova.