V Congresso nazionale UILCOM. Una nuova stagione di relazioni industriali per fare sistema, per farlo contare in una visione che permetta di farlo progredire tutto: imprese, lavoro e cittadini nell’arena competitiva che oggi, per il settore radiotelevisivo, va ben oltre l’Italia. Questi in estrema sintesi i contenuti del saluto che Franco Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni, ha indirizzato ieri, 22 maggio nella giornata di apertura del V Congresso UILCOM a Milano.
“Il sistema radiotelevisivo, e in generale tutta l’industria dell’audiovisivo e dei media, ha bisogno di una nuova integrazione e semplificazione, di recuperare, nel riconoscimento e nel rispetto dei diversi ruoli e funzioni, un ragionamento di base comune in un’ottica di visione e sviluppo del sistema” ha esordito Siddi ricordando anche il CCNL per le imprese radiotelevisive private, rinnovato di recente fra Confindustria Radio Televisioni e i sindacati (SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL, ndr), e il contratto aziendale Rai, anch’esso rinnovato da poco. Tali contratti sono atti di fiducia e di responsabilità delle parti sociali e oggi assumono una nuova funzione regolatrice in un ambito che è molto competitivo. Sono lieto di parlare qui pochi mesi dopo la firma del Contratto con la nostra delegazione guidata da Piero Manera. E con il nuovo modello di contratto nazionale firmato il 9 marzo scorso tra Confindustria e i Sindacati è ritornata in auge la parola intermediazione, che significa nuova responsabilità di imprese e lavoro per costruire un futuro di sviluppo sostenibile a vantaggio di tutti”.
“I contratti restano un paradigma per la produzione e il lavoro, ma c’è bisogno di trovare capacità di autoregolamentazione ancor più che di regolazione esterna, soprattutto in questa fase politica incerta,” ha continuato Siddi “bisogna ragionare non solo sul contratto ma sugli assetti di sistema, che devono garantire la buona salute delle imprese reali, che investono e rischiano, che organizzano produzioni e lavoro con metodo e rigore, in un’ottica di leale competizione. In assenza non ci sarebbero né lavoro decente, né contratti significativi. Su questo punto serve ragionamento e ha senso pieno il confronto. Ec occorre tenere conto degli assi di sistema che mutano, perché l’industria in generale, e il settore radiotelevisivo in particolare, oggi si misurano con una competizione serrata su scala globale”.
Il settore radiotelevisivo è inoltre alla vigilia di una nuova rivoluzione industriale, ha continuato il Presidente “per gli obblighi dell’Unione Europea in relazione allo sviluppo della società digitale, che introduce, fra l’altro, l’esigenza di liberare frequenze per il 5G, di definire una nuova pianificazione nazionale delle frequenze che entro il 2022 comporterà una transizione tecnologica con liberazione della frequenze assegnate alla televisione e la radio nell’ambito della cosiddetta banda 700”. “Questa migrazione avrà dei costi alti per le imprese, diverse centinaia di milioni per l’adeguamento tecnologico, ma anche costi per i cittadini, che dovranno dotarsi di nuovi ricevitori in casa e in alcune zone anche di una nuova antenna per ottenere il nuovo segnale per i canali che dovranno passare in banda terza. “Una transizione con delle tappe forzate, previste nella legge di bilancio senza un’adeguata attenzione alla realtà e pertanto inattuabile così come ipotizzata. Urgono flessibilità e adeguamenti normativi per una programmazione che permetta all’industria di compiere tutti i passi necessari. “CRTV ha aperto un confronto su questi temi con i referenti diretti (AGCOM e MISE), ma il percorso è in salita e c’è bisogno di una consapevolezza politica e sociale” ha detto in conclusione il Presidente: “Bisogna fare ciascuno la propria parte e sviluppare una capacità di ragionamento comune sui punti base della competitività ( e del lavoro sostenibile). Sapendo che molto del futuro spetta alle parti, ma che la politica dev’essere chiamata a fare, non male, le cose che contano per lo sviluppo”.