L’appello di una serie di star inglesi della musica riprende i risultati del rapporto: si applichino i criteri di remunerazione della radio. La World Intellectual Property Organization (WIPO) ha pubblicato uno studio sugli “Artisti nel mercato della musica digitale”. Il rapporto rivela “un pronunciato squilibrio tra il significativo vantaggio di mercato che le piattaforme di musica in streaming derivano dagli artisti di tutto il mondo rispetto al beneficio finanziario relativamente scarso ricevuto da questi stessi interpreti. Se l’impatto dello streaming sugli artisti di tutto il mondo sarebbe stato di per sé una ragione necessaria e sufficiente per rivedere la politica sul copyright in qualsiasi momento negli ultimi cinque anni”, continua “‘l’inizio della pandemia ha tolto ogni dubbio. È bene che gli Stati membri del Wipo rivedano subito questo squilibrio”. Il rapporto afferma che si tratta di un “problema di sistema [che] reclama una soluzione di sistema” e conclude che lo streaming dovrebbe iniziare a pagare di più, come la radio, e propone alcuni modelli migliorativi, inclusi i pagamenti incentrati sull’utente e l’equa remunerazione. Il rapporto, dei primi di giugno, in 64 pagine offre un quadro delle entrate del mercato musicale, della crescita della componente streaming nei ricavi globali, dei diversi modelli di business e remunerazione; fornisce dati quali i ricavi medi per stream per gli artisti (o quanti stream sono necessari per arrivare a quota un dollaro) su diverse piattaforme; indica degli scenari di intervento, regolativi, di equa remunerazione e safe harbour per risolvere il problema di questo value gap.
È del 7 giugno la lettera promossa da una serie di artisti della musica inglese – fra cui i Rolling Stones, i Pet Shop Boys, Emeli Sandé, Barry Gibb, Van Morrison, Sir Tom Jones e gli eredi di John Lennon e Joe Strummer, ma sono ben 234 i firmatari, hanno scritto al Primo Ministro “a nome dell’odierna generazione di artisti, musicisti e cantautori del Regno Unito”. La lettera è sostenuta anche dalla Musicians’ Union, dalla Ivors Academy e dalla Music Producer’s Guild che rappresentano collettivamente decine di migliaia di artisti, in collaborazione con la campagna #BrokenRecord guidata da Tom Gray. L’invito rivolto al Primo Ministro è di aggiornare la legge britannica per “rimettere il valore della musica al suo posto, nelle mani di quanti la producono“. La lettera prosegue indicando che in un momento (pandemia) in cui molte persone stanno trasmettendo musica in streaming “la legge non ha tenuto il passo con il ritmo del cambiamento tecnologico, con la maggior parte degli artisti di primo piano che ricevono frazioni di centesimi di dollaro per stream, i musicisti in session nulla”.
La lettera suggerisce che “solo due parole devono cambiare nel Copyright, Designs and Patents Act del 1988… in modo che gli artisti di oggi ricevano una quota delle entrate, come succede in radio” – un cambiamento che “non costerà niente al contribuente”, ma i firmatari specificano che non vogliono che lo streaming venga equiparato alla radio ma che condivida parte del modello di remunerazione del mezzo. Il mondo della musica inglese è in fermento sul tema anche in attesa dei risultati di un’indagine sull’economia dello streaming musicale avviata dalla Commissione Parlamentare su Digitale, Cultura, Media e Sport (DCMS), su cui dovrebbe riferire entro la fine di questo mese. Secondo i firmatari il tema rientra tra le competenze dei dipartimenti governativi DCMS e BEIS (industria), motivo per cui gli artisti hanno scelto di indirizzarlo al Presidente del Consiglio. La lettera raccomanda anche “un immediato rinvio del governo all’Autorità per la concorrenza e i mercati” a fronte delle “prove che le società multinazionali esercitano un potere straordinario” sul mercato (il riferimento è alle contestate audizioni degli esponenti dei maggiori servizi di streaming musicale nell’ambito di tale indagine).
L’interesse di queste due iniziative (rapporto e lettera) risiede nel riconoscimento del ruolo che la radio (e i broadcaster radiotelevisivi in generale) hanno nel remunerare artisti, interpreti ed esecutori e del potere che anche in questo campo le grandi multinazionali del web hanno sull’industria creativa e audiovisiva.
ALLEGATI
2021_06_01 WIPO Study artists in the digital music marketplace economic and legal considerations