È del 1 Aprile la pubblicazione del primo numero di un’edizione speciale dell’Osservatorio sulla disinformazione online dedicata al tema del Covid-19 e incentrato sul volume di notizie generato dalle fonti di informazione e di disinformazione. Le analisi condotte a un mese dall’inizio dell’emergenza medico-sanitaria in Italia rivelano un trend via via crescente di informazione e disinformazione prodotta sul Coronavirus: dal 21 febbraio al 22 marzo il 38% delle notizie pubblicate nel giorno medio dalle fonti di disinformazione ha riguardato l’epidemia (il 46% nelle ultime due settimane). Considerando il totale delle notizie sul Coronavirus divulgate online, l’incidenza della disinformazione è prossima al 5%; ma l’andamento è in diminuzione per effetto della crescita più sostenuta della componente informativa, nelle settimane precedenti si attestava tra il 6% e il 7,. E’ questo il dato più rilevante: le “fonti di informazione” (canali televisivi e radiofonici nazionali, quotidiani, agenzie di stampa, siti web di editori tradizionali, testate esclusivamente online, e relative pagine e account di social network, recita la metodologia nella definizione dell’AGCOM), anche con le loro declinazione online, costituiscono una valida misura di contenimento alla propagazione virale delle notizie online attraverso quello che l’osservatorio definisce “fonti di disinformazione” (siti web e pagine/account social individuate come tali da soggetti esterni specializzati in attività di debunking, ibidem).
Il ruolo di TV e altre fonti di informazione. Per quanto riguarda lo specifico televisivo, l’argomento ‘’Coronavirus’’ sul totale ore dei programmi informativi passa dal 28% del primo periodo delle misure di contenimento (1-29 febbraio) al 63% del secondo (1-10 marzo), mantenendo quote analoghe per Tg e programmi “extra-Tg” (riconducibili alla responsabilità di una testata giornalistica).
L’informazione online sul tema (sempre da fonti di informazione) aumenta di 12 volte nella seconda fase rispetto alla prima. Ma quello che è più interessante è che mentre nella 1° fase lo spazio dedicato al Coronavirus è mediamente maggiore per le fonti di disinformazione rispetto a quelle informative, nella 2° la tendenza si inverte per effetto della crescita più sostenuta dell’informazione: gli articoli delle fonti di disinformazione sul Coronavirus aumentano (rispetto alla I Fase) solo di 8 volte, i post/tweet di 10 volte, ossia a un tasso minore dell’informazione online.
Il peso dei media per la campagna #ioresto a casa. Un altro elemento che emerge è il maggiore ricorso dell’utente a fonti ritenuti autorevoli, a cui si dà maggior credito anche per il coinvolgimento in azioni positive: sono 11.000 i contenuti prodotti dal sistema informativo nel periodo 8-22 marzo a sostegno della campagna #iorestoacasa promossa dalla Presidenza del Consiglio con il Ministero della Salute e la Protezione Civile: “all’iniziativa hanno aderito moltissimi utenti, rilanciando l’hashtag della campagna sui propri profili social. Ma è stato l’intero sistema dell’informazione a unirsi alla diffusione del messaggio. In media, dall’8 al 22 marzo, Tv, radio, quotidiani, siti web, pagine e account social delle fonti di informazione hanno dato notizia della campagna o ribadito il monito in oltre 700 contenuti al giorno” documenta l’Osservatorio. Cifre che devono far riflettere istituzioni e decisori politici sul peso dell’informazione professionale, certificata, responsabile.
I numeri dell’edizione speciale dell’Osservatorio si inseriscono tra le attività del Tavolo Piattaforme digitali e Big data – Emergenza Covid-19 – istituito dall’Autorità per contribuire, tra l’altro, al contrasto della disinformazione online – all’interno del quale il Consiglio ha avviato anche una task force di data science dedicata. Si ricorda che un tavolo analogo, per gestire l’emergenza Covid-19, è stato creato per i servizi media.