Fapav, La galassia delle IPTV illegali. Gli sport più popolari – calcio, (3 pirati su 4), seguito da Formula 1, Moto GP, tennis e poi gli altri (fra i primi basket e sci) – sono i contenuti più saccheggiati dalle nuove forme di pirateria digitale, le IPTV illegali; ma anche tutti i contenuti premium della televisione e interi palinsesti vengono veicolati attraverso questa nuova forma di pirateria.
Il fenomeno in Italia, secondo le prime stime elaborate da Ipsos per Fapav, è stimato in 21 milioni di atti di pirateria su base annua: la visione di eventi sportivi live in streaming illegale riguarda 4,6 milioni di utenti. Ossia l’acquisto di abbonamenti illegali per fruire di contenuti premium in streaming appare già un fenomeno endemico in Italia con un numero di utenti già pari agli abbonati di Sky, e utilizzato da un pirata su tre (35%). Bene fa Fapav ad alzare la soglia di attenzione sul tema, perché il fenomeno, in rapida crescita anche all’estero, segna una escalation preoccupante della pirateria che si fa industria, con il coinvolgimento dei diversi anelli della filiera (dai contenuti, alla distribuzione su rete, ai terminali per gli utenti e i software per la decrittazione, alla gestione dei clienti); che crea un mercato parallelo al legale e ad esso molto simile per modalità di offerta (pacchetti e comunicazione/relazione con gli utenti): un mercato parallelo altamente profittevole e come tale molto allettante per le organizzazioni criminali, che investono (riciclaggio) dove i margini sono più alti.
Dei confini di questo nuovo mercato illegale e degli strumenti per contrastarlo – investigativi, giudiziari, normativi e regolamentari, ma anche formazione e comunicazione – si è parlato in un seminario promosso da Fapav il 29 Novembre presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia di Roma: un centro di eccellenza in Italia e in Europa per la formazione interforza (Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Penitenziaria, Guardia di Finanza), diretto dal Generale Gennaro Vecchione della Guardia di Finanza.
Fapav, fare sistema. Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale Fapav, ha posto l’accento sulla necessità di fare sistema “una strategia comune di contrasto” nella lotta alla pirateria che assume forme sempre più sofisticate. “Gli strumenti di enforcement ci sono”, ha aggiunto “ma bisogna rafforzarli, ed è necessario continuare a promuovere una cultura della legalità, attraverso campagne informative per educare al rispetto della creatività e la cultura, asset distintivi del Made in Italy”.
Industria della pirateria e crimine organizzato. Il contributo di Maria Vittoria De Simone (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) ha sottolineato il naturale orientamento delle organizzazioni criminali verso le attività illegali che generano maggiori profitti; la sofisticazione tecnologica e organizzativa, anche a livello internazionale di queste nuove forme di pirateria indica una chiara matrice criminale. Il contenimento, che richiede ingente uso di risorse e mezzi, presuppone che si cambi la cultura di tolleranza sulla pirateria digitale, e che si intervenga non norme e regole a livello nazionale e internazionale (trattati). Sul tema del legame fra crimine e questa nuova forma di pirateria, declinata su una filiera complessa Stefano Longhini, Mediaset, ha citato la possibilità di ipotizzare ipotesi di associazione a delinquere e concorrenza in reato fra le fattispecie della tutela giurisdizionale. Ma gli interventi che si sono susseguiti, comprensivi di quello del Procuratore di Napoli, che ha segnalato l’attenzione dell’antimafia al fenomeno e quelli della polizia postale indicano che per eventuali interventi di urgenza sul tema bisogna intervenire con atti normativi.
Esposizione al crimine per gli utenti. Stan Mc Coy MPAA ha illustrato come a livello globale lo streaming di contenuti digitali sia il settore dell’audiovisivo che cresce a tassi più alti: questa nuova forma di pirateria, che sviluppa un mercato parallelo, cannibalizza tale crescita. Sotto attacco non sono solo le grandi multinazionali dell’audiovisivo, ma anche i produttori e distributori locali che vedono prosciugarsi risorse per l’investimento in creazione. Fra i rischi per l’utente associati a questa nuova forma di pirateria che si propone “furto democratico” (offerta amplissima a basso costo) e come “one stop shop” sostitutivo degli operatori tradizionali, Mc Coy ha citato: vulnerabilità agli hacker, malware, associazione a truffe, gioco d’azzardo, pubblicità ingannevole, servizi non conformi per qualità (a volte contenuti illeggibili), interruzione di servizio.
Danni: Lega Calcio, svuotamento degli stadi, DAZN, difficile crescere. Queste forme di pirateria svuotano gli stadi con un danno per le società sportivo e i tifosi, ma anche erariale. Per Bruno Ghirardi, consulente di Lega Calcio c’è una cultura dell’illegalità in questo campo, molto diffusa fra il pubblico più giovane, che bisogna combattere. Per Veronica Diquattro, DAZN, l’offerta via streaming che da poco è giunta anche in Italia, sottolinea come tale forma di pirateria, sottraendo abbonati e quindi risorse da reinvestire al business reale in ultima analisi ponga un’ipoteca alla crescita nel mercato.
Sky, la filiera delle IPTV illegali. L’intervento di Matteo Feraboli, Sky si è concentrato sulla descrizione della filiera della nuova forma di pirateria. L’analisi del funzionamento di questo vero e proprio mercato parallelo è necessaria per trovare forme di intervento/collaborazione ai vari stadi: dagli encoder, al flusso dati in uscita, all’acquisto di software gestionali, agli hosting provider, ai pagamenti (via paypal ma anche via carta di credito), ai canali di vendita dei terminali sia b2b (sono venduti all’ingrosso, in genere di provenienza dalla Cina) ai b2c (attraverso l’e-commerce sui più comuni marketplace. Per arrivare al search, il delisting dei siti riconosciuti come illegali. Parlando di geografia, a livello di hosting provider, la Francia è il primo Paese in Europa con il 59% di hosting provider delle IPTV illegali ospitati, seguita dal Belgio (18%, indagine su 700 IPTV illegali). Per Sky questa nuova forma di pirateria è un competitor a tutti gli effetti, che viene combattuto, anche con intelligence, monitoraggio.
Mediaset, usare tutte le forme di tutela. Gli interventi del Gruppo Mediaset in ambito giurisdizionale hanno fatto dottrina, delineando la responsabilità attiva degli intermediari qualora sia stato segnalato loro l’illegalità dell’attività ospitata: si allargano le possibilità di segnalazione, nel caso dell’IPTV c’è ad es. la pubblicità pre-evento, ma la tempestività dell’intervento diventa cruciale. Secondo Stafano Longhini, la revisione del Regolamento AGCOM sulla tutela del copyright online va in questo senso, ma si potrebbe estendere soprattutto in caso di IPTV la tutela prevista per la contraffazione.
Promozione della legalità, formazione, specializzazione. Fra gli interventi di interesse si segnala l’attività della polizia postale e quella dei tribunali delle imprese (rispettivamente rappresentati dal Direttore Carlo Solimene e il Giudice Maria Tuccillo), che hanno personale altamente specializzato, nella tutela del diritto di autore e nel monitoraggio della Rete rispettivamente. Tutti appaiono concordi che oltre al coordinamento per intervenire su più fronti, si debba ripartire da una cultura della legalità, attraverso campagne di sensibilizzazione.
AGCOM, il nuovo regolamento. Giorgio Greppi, AGCOM è stato netto nel sottolineare che mancano strumenti normativi per intervenire efficacemente contro la minaccia posta dalle IPTV, ricordando che ad oggi il Regolamento, pur rivisto per rispondere a necessità di urgenza (intervento in 3 giorni) e in caso di reiterazione (dopo la sentenza Mondadori), di fatto può agire solo sull’anello “più debole” e meno responsabile di questa nuova filiera della pirateria, il mero conduttore. Fra le nuove sfere di azione, sempre nell’ambito della responsabilità, il delisting, sulla base della loro non neutralità; e gli strumenti aperti dall’ordine di indagine europeo (EIO), citato precedentemente da altri contributi, che dovrebbe accelerare la chiusura degli id commerciali.
Trusted flaggers, DDL Butti e deducibilità fiscale. Nell’intervento di chiusura Paolo Marzano, Presidente CPPDA MIBAC, ha citato nuovamente la tutela del copyright, norma europea nella fase finale di discussione del trilogo, riponendo le speranze su una sua approvazione senza modifiche che ne svuotino il significato, citando , fra l’altro l’art. 12 a. Ha fatto riferimento al disegno di legge Butti (ancora non pubblicato) che in materia estende al copyright la figura dei trusted flaggers per segnalazioni urgenti; la necessità di coinvolgere il sistema bancario, il blocco dell’IP anche evolutivo, sulla scia delle sentenze più avanzate in materia, e di prevedere forme di deducibilità fiscale delle attività di monitoraggio effettuate da società specializzate (software di crawling della rete); educazione, anche delle istituzioni, al valore del diritto di autore.