Nel convegno Anica della scorsa settimana, “La fabbrica delle immagini non si ferma” sono state fornite dimensioni economiche e occupazionali, caratteristiche struttrali, impatto, indotto e valore della filiera cinema e audiovisiva: fra gli interventi della giornata di approfondimento del 29 marzo – fra cui si ricorda, quello del Presidente di CRTV Franco Siddi – si segnala, al riguardo quello di Andrea Montanino, ex ufficio Studio Confindustria, ora in CDP. Confindustria a suo tempo aveva effettuato una prima ricognizione della filiera, ripresa nell’intervento recente, dal quale risultano diverse conferme e alcuni spunti di particolare interesse per interpretare i trend e la collocazione internazionale dell’industria italiana.
Il settore del cinema e dell’audiovisivo si conferma nella sua atipicità, composto da 9mila imprese che generano direttamente quasi 65 mila posti di lavoro. Nel suo peso internazionale: un fatturato di 13 miliardi di euro, il 10% del totale europeo: in Europa l’Italia è il quarto mercato di riferimento, il terzo per produttività del lavoro (dopo Germania e Francia). A livello internazionale è all’ottavo posto per quota di valore aggiunto del settore audiovisivo sul totale mondiale.
A livello di caratteristiche strutturali la forza lavoro è più giovane, con una percentuale di donne maggiore, più qualificata e con più competenze digitali rispetto alla media nazionale. Fra le conferme, anche il fatto che si tratta di un sistema fortemente radicato nel territorio e integrato nel sistema produttivo italiano, come prova la “filiera lunga” degli impatti (economici e occupazionali) anche su settori in apparenza ad esso non direttamente collegabili.
Ma resta un settore atipico, dove si registrano al tempo stesso da una forte concentrazione e una grande parcellizzazione delle imprese. Si tratta di caratteristiche che si riscontrano anche nel comparto radiotelevisivo, centrale in questa filiera. Se tali caratteristiche rendono il settore leggero, mobile e dinamico, non sfugge tuttavia che le professionalità e le tipicità prodotte sono a rischio di acquisizioni nelle ondate di M&A che si susseguono a livello globale e che stanno creando in ambito produttivo il fenomeno dei “superindies”, entità produttive “indipendenti”, multinazionali e con dimensioni d’azienda di molto superiori ai maggiori committenti nazionali. E’ questo un tema sollevato da Siddi, presidente CRTV, nel suo intervento, che richiedono un aggiornamento dei parametri normativi (e in particolare della recente legge di sistema, la legge cinema e audiovisivo) al nuovo contesto.
La disamina si conclude dicendo che le statistiche ufficiali non colgono il valore economico complessivo prodotto dal cinema e dall’audiovisivo italiano, non misurando, fra l’altro, l’impatto delle produzioni audiovisive del Paese sull’immagine dell’Italia nel mondo, e quindi sulla percezione della sua offerta culturale e industriale, l’impatto sulle economie locali e sui territori. Il cinema e l’audiovisivo italiano sono una risorsa indispensabile per il Paese. La rivoluzione digitale, se non ben interpretata e indirizzata con politiche adeguate, rischia di marginalizzare il settore audiovisivo italiano nel panorama internazionale, con pesanti ricadute sul resto dell’economia del Paese.
Sul sito Anica sono pubblicati anche gli altri interventi della giornata.