Le risultanze della dell’Osservatorio sul giornalismo di AGCOM, con uno speciale Covid e l’avvio di una consultazione pubblica. Progressivo invecchiamento dei giornalisti; diffusa precarizzazione; insoddisfacente preparazione specialistica in particolare sui temi economici, scientifici e tecnologici; crescente ibridazione della professione giornalistica strettamente intesa, con attività professionali attinenti al campo della comunicazione: sono queste le caratteristiche che ancora una volta riscontra l’Osservatorio sul Giornalismo dell’Agcom giunto alla sua terza edizione. Il tutto in una perdurante crisi di identità e ruolo della professione, entro il quadro più ampio di forti difficoltà dell’editoria e dell’informazione a fronte dell’ascesa delle piattaforme online come intermediari dell’informazione e con la circolazione di contenuti di disinformazione . In occasione dell’emergenza COvid-19 l’Osservatorio, che si è arricchito di una survey supplementare dedicata, ha indicato come la pandemia agisca da cartina tornasole esponendo maggiormente le criticità emerse. Sulla base delle risultanze, accentuate dall’emergenza Covid-19 l’Autorità, contestualmente alla pubblicazione del Rapporto, ha rilasciato una consultazione pubblica per avviare un dibattito istituzionale e con gli stakeholder sul tema, consultazione alla quale CRTV si riserva di dare il proprio contributo.
CRTV che riunisce gli editori radiotelevisivi nazionali e locali, pubblico e privato, da sempre ha sostenuto il ruolo imprescindibile dell’informazione professionale e il tributo altissimo che questa sta pagando alla diffusione incontrollata, spesso cannibalizzata e falsa delle notizie online. La precarizzazione e il mancato aggiornamento dei professionisti dell’informazione non rappresenta la realtà delle redazioni dei broadcaster, altamente digitalizzate e integrate su diverse piattaforme, né degli operatori locali che, ove non hanno mezzi per tale digitalizzazione, suppliscono con un forte presidio del territorio. Durante il periodo del lockdown inoltre le redazioni giornalistiche dei nostri associati hanno garantito continuità di informazione e dirette dal territorio nel rispetto delle precauzioni sanitarie.
I dati. L’invecchiamento della popolazione giornalistica, con la progressiva scomparsa di under 30 e una forte riduzione di under 40 è una costante degli ultimi 20 anni, al punto che gli under 30 rappresentano oggi solo il 6,4% dei giornalisti così come la loro precarizzazione: oggi più di quattro giornalisti italiani su dieci rientrano nella categoria freelance (autonomi e parasubordinati) con strutturali differenze in termini di reddito e tutele tra questi ultimi e i dipendenti, e una condizione del mercato del lavoro che l’Autorità definisce “insider–outsider. La precarietà della condizione lavorativa è evidente soprattutto nelle nuove testate (quelle esclusivamente digitali), che raccolgono la gran parte dei giovani professionisti, caratterizzate da un modello organizzativo snello (cd. redazioni flessibili) e un ampio ricorso a collaborazioni occasionali con freelance.
Sintomi di crisi. La professione giornalistica tende a ibridarsi sempre più con altre professioni quali uffici stampa e comunicazione di enti pubblici e privati, per la possibilità di accedere a fasce reddituali medio-alte e minore precarietà. Peraltro, quest’evoluzione si accompagna a bassi livelli di competenze digitali. È bassa la propensione dei giornalisti allo svolgimento di attività innovative di web journalism, debunking, così come ad acquisire maggiori livelli di conoscenza specialistica in campi economici, finanziari, scientifici e tecnologici. Inoltre durante l’emergenza Covid-19 i giornalisti hanno utilizzato soprattutto fonti istituzionali dando spazio, senza filtri e mediazioni, a scienziati ed esperti, a scapito delle fonti giornalistiche dirette, all’attività sul campo, e l’accesso ed elaborazione di fonti digitali e open (cd. open data), utilizzate in maniera talvolta persino inferiore rispetto al periodo precedente l’emergenza. Durante il lockdown 4 giornalisti su 10, anche nei settori non toccati pienamente dalla pandemia (ad esempio la cultura e lo sport), a non occuparsi di argomenti trattati abitualmente, per la drastica riduzione di notizie e la rinuncia a trattare temi di cronaca.
A rischio è il ruolo di mediazione storicamente esercitato dai professionisti dell’informazione e il ruolo che essi hanno nella sfera pubblica occidentale che rischia di essere messo in discussione, indica l’Osservatorio.
L’impatto della disinformazione on line e l’emergenza Covid. D’altro canto, durante l’emergenza Covid-19 i tre quarti dei giornalisti italiani (73%) si sono imbattuti in casi di disinformazione: il 78% di questi almeno una volta a settimana, mentre il 22% addirittura una volta al giorno. La maggior parte della disinformazione ha viaggiato su fonti online non tradizionali (social, motori di ricerca, sistemi di messaggistica). È emerso che, per l’attività lavorativa svolta prevalentemente a distanza a causa del lockdown, quasi 9 giornalisti su 10 hanno fatto ricorso a fonti istituzionali piuttosto che a riscontri diretti. Tuttavia, ciò non sembra aver avuto un significativo impatto sui lettori, almeno riguardo le notizie relative agli aspetti sanitari: in 7 casi su 10 i cittadini si sono detti soddisfatti delle informazioni ricevute. La stessa Agcom in successivi osservatori dedicati alla disinformazione durante il Covid ha sottolineato il ruolo centrale dell’informazione professionale nell’arginare la disinformazione diffusa soprattutto online.
La consultazione. Il Consiglio dell’Autorità ha deciso di dare il via ad una consultazione pubblica per far luce sulle reali condizioni del lavoro giornalistico e avviare incontri con il sottosegretario per l’informazione e l’Editoria e con gli stakeholder del sistema al fine di sviluppare indicazioni utili al legislatore ed proposte al Governo per tutelare e rinnovare l’informazione giornalistica in Italia. La consultazione è articolata in otto quesiti strutturati per macroaree e costruiti sulla base delle criticità emerse: accesso alla professione, profili contrattuali e remunerazione del lavoro giornalistico; percorsi formativi e di accesso alle redazioni; competenze digitali e specialistiche dei giornalisti; nuove forme di produzione e diffusione delle notizie; strumenti di contrasto alla disinformazione e alle fake news; pluralismo dell’informazione e criticità dell’informazione locale; tutela del diritto d’autore; minacce alla professione e problematiche connesse alla rappresentatività di genere (due temi che saranno oggetto di specifici prossimi approfondimenti da parte dell’Autorità)
La consultazione è pubblicata sul sito AGCOM il 24 novembre, con scadenza a 60gg.
Tutti i doc (comunicato stampa. Executive summary, consultazione e Rapporto) sono accessibili dalla homepage d AGCOM.