AGCOM, Osservatorio sulla disinformazione online – Speciale Coronavirus 3. “Nel primo mese di graduale riapertura dopo il lockdown, il 30% delle notizie complessivamente prodotte dalle fonti di disinformazione riguarda il coronavirus: rispetto al periodo più critico dell’emergenza, l’andamento è in diminuzione, seppur meno accentuato di quello mostrato dall’informazione sull’epidemia. Con il calo dell’informazione conseguentemente, cresce il peso della disinformazione sul totale delle notizie online relative al coronavirus”.
È quanto rileva il terzo numero dell’Osservatorio sulla disinformazione online – Speciale Coronavirus pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e relativo al periodo di aprile e maggio. SI ricorda che per “fonti di informazione” l’Osservatorio intende canali televisivi e radiofonici nazionali, quotidiani, agenzie di stampa, siti web di editori tradizionali, testate esclusivamente online, e relative pagine e account di social network anche con le loro declinazioni online; e per “fonti di disinformazione” siti web e pagine/account social individuate come tali da soggetti esterni specializzati in attività di debunking (si v. metodologia). Nel periodo più critico dell’emergenza medico-sanitaria, l’attenzione per la tematica da parte della componente informativa è stata massima, nelle ultime settimane il peso della disinformazione sul totale delle notizie inerenti al coronavirus circolate online è tornato a crescere, superando il 5% prima e portandosi sul 6% alla fine di maggio. L’incidenza della disinformazione sul totale delle notizie relative all’epidemia è ancora maggiore se si focalizza l’analisi sui soli contenuti social prodotti: considerando tutti i post e tweet sul coronavirus pubblicati dalle fonti esaminate, quelli di disinformazione rappresentano il 13% nell’ultima settimana di maggio.
L’Osservatorio si spinge all’estero dove l’attenzione ai siti delle fonti istituzionali, molto visitati dai cittadini europei durante la fase emergenziale, torna a crescere in concomitanza degli annunci delle riaperture. Il report segnala anche la frequenza di attacchi alla sicurezza informatica che rimane alta a livello internazionale (incremento di minacce informatiche connesse al coronavirus e una maggiore diversificazione delle tecniche di attacco utilizzate), tra i più colpiti, i settori della ricerca, sanità e smart working. Aumentano i nuovi domini internet dannosi e ad alto rischio legati al coronavirus dove l’Italia vanta due record: primo posto in Europa e secondo nel mondo (dopo gli USA) per numero di nuove registrazioni malevole. Nel terzo numero dell’Osservatorio anche un focus specifico dedicato al 5G e alle false informazioni diffuse durante l’epidemia.
Nei precedenti monitoraggi di AGCOM avevamo dato conto del fatto che l’Osservatorio misurava il ruolo di contenimento del fake attuato dalle fonti di informazione (media e siti istituzionali) rispetto a quelle di disinformazione. Un ruolo noto per noi che rappresentiamo l’industria radiotelevisiva, per la cura e la responsabilità nel cercare fonti autorevoli e certificate svolta da giornalisti professionali ed editori. Durante l’emergenza medico sanitaria, in particolare, i giornalisti sono stati in prima linea sul territorio, a livello di radio e tv, nazionali e locali, pubbliche e private per informare i cittadini. Quanti lavorano nel settore, molti dei quali in smart working da casa, hanno anche assicurato la continuità dell’offerta di intrattenimento, culturale, educativa accompagnando il lockdown sociale delle famiglie.