Il 2020 è stato un anno positivo per il progresso della radio digitale nel mondo: il DAB+ cresce per copertura, conoscenza e utilizzo da parte degli utenti, diffusione dei ricevitori, offerta. E’ quanto risulta dall’ultima assemblea di World Dab, organismo internazionale per la promozione della tecnologia, assemblea che si è svolta ai primi di novembre in modalità digitale (interventi visibili da questo link). Ma c’è ancora molto da fare e nel discorso introduttivo del presidente Patrick Hannon emergono alcuni snodi importanti: anzitutto l’occasione di accelerare la diffusione di terminali DAB+ fornita dall’entrata in vigore in tutti i territori UE dell’obbligo di vendita di terminali con ricevitore DAB+ incorporato previsto nel cosiddetto Codice Europeo delle Comunicazione Elettroniche (EECC nell’acronimo inglese, aggiornamento e rifusione di diverse direttive di settore).
Il modello Italia: l’obbligo ha fatto impennare le vendite di terminali DAB. Come noto in Italia tale obbligo è operativo dal gennaio di questo anno: ebbene, i dati di vendita sono estremamente significativi nel nostro Paese è quasi raddoppiata nel primo semestre 2020 la vendita di ricevitori predisposti per la nuova tecnologia, nonostante l’emergenza Covid e a fronte di progressi limitati in altri mercati.
La disponibilità a scaffale di ricevitori DAB+ è importantissima: si pensi che ad oggi, secondo risultanze World DAB 2 ricevitori radio su 3 (64% del totale) venduti nella UE sono ancora solo FM. Spinta sui ricevitori quindi, perché un utente che inizia ad ascoltare la radio digitale non torna più indietro: qualità del suono, varietà dell’offerta, stabilità del segnale sono caratteristiche che aumentano l’ascolto digitale e facilitano le decisioni di programmazione del passaggio lato industria e decisori politici.
DAB: una tecnologia verde. Promuovere il DAB+ significa anche sottolineare che si tratta di una tecnologia molto più efficiente nello sfruttamento delle frequenze, che permette a parità di lerghezza di banda, di moltiplicare l’offerta rispetto all’FM: questo significa ad es. estensione tematica dell’offerta, con i vantaggi che ciò comporta per pubblico (varietà) e industria (ricavi). Ma soprattutto si tratta di una tecnologia più verde, che permette un significativo risparmio energetico, anche questo un plus importante. Il tema, già emerso in studi settoriali è stato ripreso dalla BBC che ha presentato uno studio dedicato.
Lo studio BBC sul risparmio energetico del DAB e scenario ideale DAB/IP. La ricerca della BBC mostra che DAB è la piattaforma radio più efficiente dal punto di vista energetico. Utilizzando i dati di ascolto del 2018, ha confrontato il consumo di energia delle stazioni radio della BBC su tutte le piattaforme analogiche e digitali (AM, FM, DAB, IP e DTV), rilevando che ad oggi i servizi radio DAB hanno il consumo di energia più basso per dispositivo e ha stabilito che a lungo termine, mantenere solo la piattaforma DAB e IP porterebbe al più grande risparmio energetico. Nel dettaglio lo studio ha rilevato:
- Consumo energetico annuale tramite piattaforma radio. Secondo i risultati della ricerca, FM ha avuto i livelli più elevati di consumi energetici, sostenendo circa il 31% dell’energia totale. AM aveva il più basso all’8%, mentre DAB aveva circa il 20%. Tuttavia, la rilevazione non ha tenuto conto dell’utilizzo di ogni singola piattaforma, con FM e DAB che hanno una quota di ascolto molto più alta rispetto ad altre piattaforme, in particolare AM e DTV;
- Consumo energetico orario. Osservando i livelli di consumo di energia per dispositivo all’ora, la ricerca ha indicato che i servizi radio DAB hanno il consumo di energia più basso rispetto ad altre piattaforme, a 9 Watt / ora (Wh).
- I servizi radio FM utilizzano circa il 40% di energia in più all’ora rispetto al DAB, “principalmente a causa del maggiore consumo energetico della rete di trasmettitori FM”, e perchè “le radio DAB tendono ad avere una potenza in standby inferiore sui dispositivi”.
- DAB e IP: la soluzione più efficiente a lungo termine. La ricerca ha modellato diversi scenari da cui risulta che mantenendo DAB e IP – e disattivando i servizi analogici – si ottiene di gran lunga il maggiore risparmio energetico. Lo studio ha anche sottolineato l’importanza di ridurre i consumi energetici in standby dei dispositivi elettronici, che hanno il maggiore impatto sul consumo energetico totale.
Ruolo centrale del DAB+ per lo sviluppo della radio ibrida sui ricevitori smart. Impronta ecologica della tecnologia ma anche preminenza ed efficienza nel veicolare il servizio radiofonico: il DAB+ è centrale per mantenere il posizionamento della radio nell’ambiente digitale, favorendone una declinazione ibrida che permetta di mantenere la preminenza e integrità editoriale della radio e delle sue risorse. Per declinazione ibrida della radio si intende una tecnologia che permetta agli utenti di accedere automaticamente all’offerta radiofonica attraverso la piattaforma di trasmissione più efficiente senza soluzione di continuità: è lo sviluppo tecnologicamente green che prefigura lo studio BBC attraverso lo scenario DAB/IP. Ma è anche quello che permette di sviluppare appieno il potenziale della radio nell’ambiente digitale e connesso, sviluppo nel quale il DAB+ ha un ruolo cruciale. La componente di trasmissione via etere permette infatti di mantenere l’accessibilità da parte degli utenti a costo zero, senza neanche il consumo dati richiesto dall’IP. Permette inoltre una copertura del territorio e di parti importanti dello stesso (si pensi ad es. alle dorsali autostradali, centrali per il consumo in mobilità della radio ma anche per questioni di sicurezza/emergenza) fornendo una rete aggiuntiva/alternativa a quella mobile che oltre ad essere meno costosa e accessibile a tutti, che, senza necessità di ricevitori/copertura per la connessione, potrebbe rappresentare un prezioso back up in situazioni emergenziali. Lato industria (broadcasting), lo sviluppo del DAB+ in ambiente ibrido significa infine accesso diretto all’utente consumer e business con servizi e contenuti extra riferibili, senza l’intermediazione, e anzi spesso disintermediazione, dei diversi gatekeeper (OTT, smart device, assistenti vocali).
Radioplayer, l’aggregatore della radio italiana è una interfaccia ibrida. È su tale preminenza, e sul rendere accessibile l’ambiente broadcast, “protetto” per gli utenti, che punta, tra l’altro, il progetto Radioplayer, l’aggregatore ufficiale della Radio italiana, lanciato nel nostro Paese (l’iniziativa è inglese e vanta ad oggi 11 consorzi partner nel mondo) creato) nell’ aprile scorso su iniziativa della Rai che un anno fa aveva creato la società PER Srl (Player Editori Radio) insieme con Mediaset, GEDI, RTL 102.5, Sole 24 Ore, RDS, Radio Italia, Kiss Kiss e le Associazioni Aeranti Corallo e FRT Confindustria RadioTV con presidente Lorenzo Suraci (RTL) . Oggi sulla app Radioplayer italiana ci sono oltre 140 radio dai grandi network alle stazioni cittadine. Già al suo lancio si sottolineava l’opportunità “ibrida” offerta dalla nuova interfaccia: “le interfacce dei dispositivi e i contenuti prodotti dalle emittenti radio potranno finalmente dialogare e fornire agli utenti finali un’esperienza innovativa e completamente digitale, attraverso un accesso più rapido, semplice e innovativo all’universo dello streaming audio e all’offerta on demand, ai podcast, ai contenuti off line, ai video nativi delle emittenti, eccetera. La continuità d’ascolto sarà garantita dalla tecnologia che consentirà all’utente di ascoltare l’audio dalla migliore rete in quel momento disponibile: DAB+, FM o IP”. Piena interoperabilità DAB+/IP ma anche FM, anche questo è un aspetto importante, poiché la trasmissione analogica permane in simulcast in molti Paesi Europei: ad oggi l’unico che ha completamente spento il segnale analogico è la Norvegia, che nella scorsa estate ha registrato un boom di ascolti digitali. Il prossimo in Europa sarà la Svizzera, che ha programmato, anticipandolo, il passaggio, nel 2022-23.