Furto di dati sensibili, violazione della privacy, malware, phishing e virus informatici sono i rischi più frequenti in cui si imbatte chi consuma contenuti online illegali. Il rischio è noto – ne è consapevole il 55% dei “pirati” che scaricano o vedono in streaming contenuti illegali, il 49% dei giovani under 15, secondo i dati Fapav Ipsos rilasciati al convegno “Il prezzo della gratuità. Pirateria e rischi informatici” (Fapav-Luiss Business School) organizzato a Roma presso la Luiss il 2 aprile. Viste le cifre – 1 “pirata” su 2, e atti di pirateria sono compiuti dal 37% degli italiani in Rete (2su 5) – è questo il prezzo che molti degli italiani che navigano in rete è disposto a pagare per la gratuità, verrebbe da commentare parafrasando il titolo. In realtà il tema è più complesso, come si intuisce dal dibattito interdisciplinare del primo panel concentrato su come i siti pirati si arricchiscono con i dati personali e infettano i dispositivi collegati; e ha impatti molto significativi sul settore audiovisivo (secondo panel).
Semplificando i termini del dibattito, l’ utilizzo improprio dei dati personali è un “entry level” di impatto su quanti consumano contenuti illegali (tramite il linking, lo streaming, live e on demand, e il download di contenuti audiovisivi), e sostanzialmente una certezza: il business delle organizzazioni criminali – non si parla di scambio di file fra utenti, ma di entità che replicano, nelle forme più sofisticate di IPTV illegali, la filiera organizzativa, una vera e propria industria parallela – si basa proprio sull’utilizzo dei dati degli utenti che avvengono a scopi pubblicitari, commerciali o di profilazione. I livelli successivi possono includere l’iniezione di software maligni (malware), spam, furto di informazioni di navigazione, dati sensibili, contatti, danni al sistema informatico a scopi estorsivi, virus che si trasmettono a tutti i device collegati, furto di risorse computazionali, per citare alcune delle possibilità. Le forme di monetizzazione dei dati estratti dall’utente possono essere molto sofisticate, come risulta dall’intervento di un esperto della FUB sulle criptovalute. Gli strumenti per arginare tali comportamenti sono i più diversi, e comprendono innanzitutto quelli legali – la giurisprudenza sta elaborando casistiche dettagliate di responsabilizzazione degli intermediari (Studio Previti), la tutela dei dati personali istituita dal GDPR permette di fare segnalazioni di non conformità dei trattamenti (Garante Privacy) e accertamenti, le indagini della Polizia Postale e della Guardia di Finanza. L’ educazione all’utilizzo corretto dei device commessi (Samsung) è un altro elemento fondamentale, nell’età della “infanzia dell’utilizzo delle Rete”, dove si constata una cesura generazionale sulla valorizzazione professionale (Ordine degli Psicologi).
A livello di danni all’industria audiovisiva, il panel dedicato ha parlato dell’impatto sulle piccole e medie imprese dell’audiovisivo, i produttori, che non riescono a remunerare il proprio lavoro (Lucisano Media Group), e del danno economico alle maggiori aziende del settore e gli effetti sull’occupazione diretta e indiretta (es. maestranze, Warner). Egidio Viggiani,( Prima TV) Consigliere Delegato Fapav, dopo aver richiamato le stime di impatto economico della pirateria sul settore audiovisivo, e in particolare quello sportivo, anche ad opera delle IPTV illegali, ha sottolineato l’importanza di creare sinergia nelle azioni di contrasto fra tutti gli operatori del settore.
“Chi fruisce di contenuti audiovisivi attraverso piattaforme illecite, non solo viola la legge, ma abbassa il livello di sicurezza e tutela della propria identità personale, offrendo, il più delle volte senza accorgersene, al mondo dell’illegalità web, ciò che di più intimo ed inviolabile possediamo, ovvero i dati, le informazioni, i comportamenti” ha detto Federico Bagnoli Rossi, Presidente Fapav. L’Associazione ha prodotto un libretto informativo, scaricabile dal sito, sui rischi collegati alla pirateria – informatici, di violazione della privacy, legali per gli utenti e su tutti i loro device connessi; e sugli impatti che tale attività ha sull’industria e l’economia. Un manuale ad uso e consumo di tutti, accessibile per linguaggio e contenuti, ma al tempo stesso dettagliato sui rischi che la gratuità sui siti illeciti pone.
Sul tema della cybersicurezza, fra le politiche da promuovere con urgenza a livello UE di recente si è espressa anche Confindustria (“Dove va l’economia italiana e gli scenari geoeconomici (primavera 2019”), con dati elaborati dal proprio Ufficio Studi .