L’8 giugno a Milano si è svolto l’evento “La radio oltre la radio. Le sfide del digitale fra prominence, pluralismo e nuove metriche” sviluppato da Confindustria Radio Televisione e Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Almed, Master Fare Fadio e Fare TV. La “Radio Oltre la Radio “è la terza tappa del programma di promozione della Radio nelle università promosso da Confindustria Radio Televisioni in collaborazione con i maggiori atenei italiani, dopo “Universi sonori, dalla radio tradizionale ai nuovi spazi di produzione e ascolto” (Sapienza Università di Roma) e World Podcast Day 2023 (Università Roma Tre). Nel comunicato stampa associativo abbiamo anticipato qualche contenuto dell’intervento di Franco Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni. La nostra copertura dell’evento prosegue con i saluti dei formatori e il “momento istituzionale”, che hanno aperto la mattinata, che tutti convergono sulla centralità della radio nell’ambiente digitale, con accenti diversi: come educare le nuove leve alla radio e al digitale (Cattolica); come garantire uno sviluppo digitale alla radio, Agcom; come far evolvere le rilevazioni (TER).

Formare alla radio (e alla TV) nell’ambiente digitale. La mattinata si è aperta con i saluti degli ospiti, formatori dei nuovi professionisti della radio, a partire Paolo Gomarasca, direttore del master “Fare Radio” della Cattolica, che è partito dalla definizione della radio come mezzo caldo (Mc Luhan), che mette in contatto con profondità arcaiche e gli strati più profondi della nostra psiche, e che ha confermato che alla vigilia dei suoi 100 anni la radio non morirà, come più volte preconizzato, (ad es. MTV, 1971, Video Killed the radio Stars). Fra i segnali Gomarasca ha ricordato: i dati EBU/UER, sull’autorevolezza (il mezzo più affidabile per il 56% degli intervistati); il fatto che la radio è un mezzo “irrequieto, sempre in movimento” e per questo capace di intercettare per primo “gli echi delle nuove tribù” (le piattaforme digitali) e le sfide che le nuove tendenze pongono. Da ultimo, una suggestione, il recente lancio di Radio GPT, in Ohio, dove l’IA predittiva vaga nei social network, elabora informazioni “rilevanti” e le manda on air, a costi bassissimi: una nuova fine della radio? Per chi studia per lavorare in radio, la radio conserva il suo valore di mezzo, che è quello che aggancia quando si “inciampa”, sintonizzandosi, su un brano o una voce, offerti in un’ottica non di pura ottimizzazione degli ascolti. Quello che in CRTV chiamiamo valore editoriale. Sulla stessa linea, la sfida è formare a lavorare in un’impresa editoriale, appunto, pur diventando professionisti a tutto tondo dell’ecosistema digitale, è il saluto di Massimo Scaglioni, direttore del master “Fare TV” della Cattolica. Scaglioni ha ricordato che radio e tv sono da sempre parenti, anche litigiosi – quando è nata la tv si è parlato di morte della radio; e che la trasformazione digitale riguarda tutto il comparto e di conseguenza la formazione: non a caso la formazione in Cattolica si aggiorna ai cambiamenti, e dal prossimo anno il master Fare TV cambierà nome in master del broadcasting e dello streaming…

Aria, AGCOM: stabilità del mercato dei ricevitori e certezze normative per l’ultimo miglio del DAB. “La radio digitale, nella visione del legislatore, si affianca, senza sostituirla, a quella tradizionale analogica, per la quale non è prevista, a differenza della televisione, una data di switch off” ha dichiarato in un video da remoto Laura Aria, Commissario Agcom. “Questo modello ha consentito di superare la frammentazione tipica del sistema analogico e ha garantito, nello stesso tempo, la flessibilità per sostenere gli investimenti economici necessari per lo sviluppo del settore”. Infatti “La prima sfida è creare un mercato stabile dei ricevitori, animare e sostenere il consumatore e convincerlo della nuova opportunità rappresentata dalla radio digitale attraverso un’offerta di servizi ampia ed attrattiva” ha continuato, “la seconda è dare una prospettiva certa all’assetto del sistema radiofonico digitale” con l’adozione di un Piano Nazionale e il completamento del quadro regolamentare per il quale l’Autorità sta già definendo i criteri di determinazione dei diritti amministrativi e dei contributi per l’uso delle frequenze e il Ministero l’adozione delle linee guida relative alle procedure di selezione per l’assegnazione dei diritti d’uso agli operatori di rete locali. “Completati questi due atti, che sono in itinere, il panorama regolamentare sarà compiutamente e definitivamente stabile”.
Per quanto riguarda la prominence il Commissario Aria ha dichiarato: “si tratta di un tema che riguarda più da vicino la TV, ma che in un’ottica prospettica non può e non deve escludere il settore radiofonico e la cosiddetta “radio connessa”. È evidente, infatti, che la ratio della norma è quella di includere tutti i dispositivi e le interfacce utente che consentano l’accesso ai servizi di interesse generale, nessun terminale escluso, quindi compresa anche la radio”.
“Il pluralismo costituisce un aspetto particolarmente delicato anche per la radio, il mezzo infatti rappresenta un importante strumento informativo per la popolazione, ed ecco perché noi come Agcom abbiamo fornito varie indicazioni recanti misure e raccomandazioni sulla rilevazione degli indici di ascolto radiofonici”. Dopo aver citato l’atto di indirizzo in materia di sistemi di rilevazione degli indici di ascolto nel nuovo ecosistema digitale – che introduce i principi di sviluppo della cosiddetta “total audience” e invita i soggetti che realizzano le indagini a ricorrere al modello del JIC (Joint Industry Committee), il Commissario ha aggiunto, per lo specifico della radio: “La Media Owners Committee (MOC) rappresenta solo una parte di questo ecosistema, il mercato ma non gli investitori pubblicitari. Occorre lavorare sulla ricostituzione di una “nuova Audiradio” adatta all’era digitale. Occorre, inoltre, lavorare ad una nuova tecnologia, perché l’innovazione di prodotto della radio, la sua capacità di essere ascoltata su tanti device, questa particolare adattabilità deve essere colta in tutto il suo complesso e non si può lasciare questo aspetto della penetrazione pubblicitaria legato al solo ricordo dell’utente”.

Silvestri, TER: torneremo al JIC con tecnologie più sintoniche con l’evoluzione. “La radio è in evoluzione, non trasformazione, e non da ieri. È vero che le pandemia in due anni ce ne ha fatti vivere 10, in termini di evoluzione, ma questa era già in atto e partiva da lontano, noi parliamo di radio, ma dobbiamo parlare di audio, la radio sarà audio su multipiattaforma” è stato l’incipit di Federico Silvestri, Presidente TER, che ha proseguito: ”Durante il Covid ci si è resi conti che l’audio è protagonista dal punto di vista del content (es. smart speaker), non il video. Se è vero che l’ascolto in mobilità, dopo la crisi della pandemia, è tornato centrale nella normalizzazione successiva, oggi si deve parlare di radio come mezzo mobile, piuttosto che di mezzo in mobilità, ossia di moltiplicazione degli entry point, fruizione lineare e non.” Sui podcast Silvestri ha commentato che non tutti i file audio sono podcast, e che i dati indicano come solo ll’1% dei podcast prodotti rappresenta il 99% di share: ossia si tratta di un contenuto ingegnerizzato, che il pubblico seleziona; pertanto il mercato evolve, e compaiono nuovi attori e produttori, ma bisogna dimensionare il fenomeno, aùnche a livello di numeri (sono 35 milioni gli ascoltatori giornalieri della radio per i podcast si parla di 16 milioni al mese).
Riguardo ai temi di struttura della società di rilevazione e nuove metodologie, ha indicato che “negli obiettivi di TER c’è quello di intraprendere una nuova indagine. L’indagine di rilevazione della radio è nata come JIC ed è diventata MOC successivament,e allo scioglimento di Audiradio”. Piena sintonia con Agom quindi sull’obiettivo JIC, “all’Autorità abbiamo proposto la creazione di un Tavolo Tecnico con tutte le componenti del settore, che è la sede giusta anche per parlare della nuova indagine”. Tuttavia “l’indagine deve evolvere, ma deve essere chiaro che la radio funziona, è lo strumento principe della call to action, è credibile ed autorevole. Anche l’indagine attuale funziona, ha rigore e profondità, è accessibile democratica, (player nazionali e locali, che sono quota rilevante audience) e sostenibile. E il mercato ci crede”.
Siddi, CRTV: la versatilità della radio nell’ambiente digitale, il nodo della prominence. “La radio si accinge a completare un percorso – il passaggio definitivo al DAB+ – e nel frattempo ne immagina sempre di nuovi. La radio è sempre più ibrida, accessibile su tutte le piattaforme e device, si estende verso l’online, verso la tv e il visual”. E’ questo l’incipit dell’intervento di Franco Siddi, Presidente di Confindustria Radio Televisioni ”Alla vigilia dei suoi primi 100 anni, la radio è omnicanale e social, ma al tempo stesso va in piazza ed è sul territorio, come editore tradizionale, ossia professionale e responsabile, mezzo di comunità, rete di umanità e di senso. La radio sii ripropone continuamente come mezzo caldo, come diceva Mc Luhan, ma al tempo stesso, è mezzo permanentemente moderno, versatile” ha detto Siddi in risposta agli stimoli pervenuti dai saluti accademici. Il presidente ha quindi fatto riferimento all’Osservatorio CRTV come “strumento di valorizzazione del sistema ibrido, unificante” e, rivolto agli studenti, ha dichiarato: “la radio affronta l’evoluzione – ma anche molteplici sfide tecnologiche, da ultimo quella dell’intelligenza artificiale, forte della sua storia e della sua identità editoriale: dobbiamo prepararci, formarci al digitale, ed essere protagonisti di senso per gestire queste transizioni e sfide”. L’Osservatorio parla di nuovi operatori e nuovi modelli di business: “se è vero che dobbiamo essere presenti nei nuovi mercato, tali business devono essere sostenibili dal punto di vista delle risorse e delle regole del gioco”: il tema è quello della prominence, ossia della visibilità ed accessibilità in quanto servizi di interesse generale su tutte le piattaforme, device e interfacce online. “La promozione e la tutela sono alla base del nostro presente e (rivolto agli studenti) del vostro futuro nella radio”.