DSA. Come già indicato, il regolamento sui servizi digitali (Digital Services Act, DSA) è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale della UE il 27 ottobre ed entrerà in vigore 20 giorni dopo, ossiail 16 novembre. Fra le prossime “scadenze applicative si ricorda: tutte le piattaforme online dovranno pubblicare il numero dei loro utenti attivi nell’UE entro il 16 febbraio 2023. La Commissione potrà quindi designare le grandi piattaforme (oltre 45 milioni di utenti nell’UE), che dovranno compiere maggiori sforzi per reprimere i contenuti illegali e limitare, in particolare, la disinformazione. Tali decisioni arriveranno da metà marzo all’inizio di aprile 2023 e le piattaforme online molto grandi designate inizieranno ad applicare le regole nell’estate 2023. Altri attori digitali come piccole piattaforme, cloud e registri dei nomi di dominio avranno tempo fino a febbraio 2024 per prepararsi alla conformità.
Trasparenza della pubblicità politica, il dossier procede con qualche rallentamento e timori. In un precedente articolo abbiamo fatto riferimento ad un pacchetto di norme proposte dalla Commissione Europea in tema di trasparenza politica. Fra le norme un regolamento, che contiene in particolare un articolo, relativo alla pubblicità politica, oltre a disposizioni sul trattamento dei dati personali e norme relative alla trasparenza, da applicarsi a tutta la filiera della pubblicità politica, inclusi gli editori radiotelevisivi. Le norme sono all’inizio dell’iter legislativo.
Il 25 ottobre la commissione Cultura (CULT) del Parlamento Europeo ha votato per adottare il suo parere: il relatore europeo Verheyen (PPE) ha sottolineato la necessità di chiarire le disposizioni relative alla diffusione della pubblicità politica per garantire un approccio coerente tra i fornitori di servizi di pubblicità politica offline e online. Il parere ha riconosciuto, inoltre, l’importanza della coerenza con la direttiva sui servizi media audiovisivi, in particolare per quanto riguarda la tutela della libertà di espressione e il diritto alla libertà di informazione, e ha sottolineato la necessità di chiarire i meccanismi di cooperazione tra le autorità.
La commissione LIBE voterà l’8 novembre: il voto è stato ritardato per avere più tempo per trovare un accordo sulle regole volte ad impedire alle piattaforme online di targettizzare le persone con annunci politici. Il comitato capofila dell’IMCO esaminerà gli emendamenti il 26 novembre.
Nel frattempo, in Consiglio, la Presidenza di turno ceca ha presentato diversi emendamenti, nelle parti relative a definizioni, trasparenza e sanzioni. Il testo di compromesso include due concettualizzazioni della pubblicità politica, una che la caratterizza come un servizio, l’altra, più ampia, che comprende l’espressione delle preferenze politiche da parte dei privati cittadini. Nel capitolo 3, dedicato al targeting e all’amplificazione, comprese le disposizioni sul trattamento dei dati personali, viene eliminata la componente “servizio”, il che significa che le regole potrebbero applicarsi al discorso politico di cittadini e organizzazioni, anche non sponsorizzati.
Questa nuova formulazione potrebbe rappresentare una minaccia alla libertà di espressione e alla partecipazione politica secondo 34 organizzazioni non profit, tra cui Access Now e European Partnership for Democracy, che hanno inviato una lettera ai ministri dell’UE per gli Affari europei avvertendo che il testo di compromesso del Consiglio potrebbe costituire un “precedente inaccettabile” nel suo considerare il discorso politico come pubblicità, offrendo uno strumento alle autorità di regolamentazione per sanzionare gli acquirenti di annunci politici. L’ambiguità del testo proposto potrebbe inoltre avere un “effetto dissuasivo” (chilling effect) sulle organizzazioni no profit, che smetterebbero di fare pubblicità per paura di infrangere le regole e potrebbe essere facilmente utilizzato impropriamente da alcuni governi. Un esempio recente è quello del Comitato elettorale nazionale ungherese, che nell’0aprile scorso ha multato 16 ONG, tra cui Amnesty International Hungary, per un totale di 9 milioni di HUF (circa 24.000 euro) per essersi opposte a un referendum su una controversa legge anti-LGBTQ+.
Il testo di compromesso del Consiglio include anche chiarimenti sui requisiti di trasparenza, stabilendo che gli editori devono comunicare quando un annuncio è stato targettizzato, all’interno delle informazioni che devono mettere a disposizione insieme a ciascun annuncio.