Impegni più rigorosi da parte dei firmatari – fra cui riduzione degli incentivi finanziari alla disinformazione, responsabilizzazione degli utenti, cooperazione con i fact checkers in tutti gli Stati membri e in tutte le lingue dell’UE, predisposizione di un quadro per l’accesso ai dati da parte dei ricercatori – e più ampia adesione al codice. Sono questi gli orientamenti emersi nella Comunicazione della Commissione sull’efficacia del codice di buone prassi firmato dalle maggiori piattaforme internet e social. Come già indicato in passato tale codice, piuttosto che un manuale condiviso di buone prassi, è risultato un insieme di policy aziendali riunite in un documento generale, con scarsa efficacia ai fini delle politiche di prevenzione e contenimento della disinformazione e del suo monitoraggio. CRTV non aveva mancato di esprimere perplessità anche sulla genesi del documento, condiviso solo fra piattaforme e investitori pubblicitari, escludendo tutti gli altri stakeholder del sistema, formalmente coinvolti in un gruppo di esperti di alto livello (HLG, partecipato, fra gli altri da Gina Nieri, membro del Consiglio di CRTV), poi di fatto esautorato. Gli orientamenti di oggi sono il precipitato del monitoraggio condotto sulla prima applicazione del codice.
Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, parla della necessità di un “codice rafforzato”, per minacce che evolvono rapidamente e minacciano lo spazio informativo democratico. Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, ha sottolineato l’aspetto economico “la disinformazione non può continuare a essere fonte di reddito” aggiungendo: “abbiamo bisogno di impegni più rigorosi da parte delle piattaforme online, dell’intero ecosistema pubblicitario e della rete di verificatori di fatti. La legge sui servizi digitali ci fornirà nuovi e potenti strumenti per contrastare la disinformazione.”
Gli orientamenti invitano a rafforzare il codice nei seguenti ambiti: maggiore partecipazione (piattaforme consolidate ed emergenti, altri stakeholder del sistema pubblicitario): non si può non notare che ad oggi i media, che sono fra i maggiori danneggiati dalla disinformazione (danno economico, indiretto di credibilità, verificabilità delle notizie che si diffondono viralmente), non rientrano in tale perimetro; demonetizzare la disinformazione, migliorando trasparenza e responsabilità in relazione alle inserzioni pubblicitarie sulle piattaforme online; garantire l’integrità dei servizi con una copertura delle forme di manipolazione attuali ed emergenti (bot, account falsi, campagne di manipolazione organizzate, appropriazione indebita di account), e la responsabilità e la trasparenza sulle misure prese; fornire agli utenti strumenti per individuare e segnalare la disinformazione; aumentare la copertura della verifica dei fatti e fornire ai ricercatori un maggiore accesso ai dati; creare un solido quadro di monitoraggio.
I firmatari devono predisporre un Centro per la trasparenza presso il quale comunicare le politiche adottate per dare esecuzione agli impegni previsti dal codice e come le hanno attuate, oltre a visualizzare tutti i dati e le metriche rilevanti per gli indicatori di prestazione. Gli orientamenti propongono l’istituzione di una task force permanente presieduta dalla Commissione e composta dai firmatari, da rappresentanti del Servizio europeo per l’azione esterna, del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi e dell’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO). Quest’ultimo ha ricevuto oltre 11 milioni di € destinati alla creazione di 8 poli regionali per contribuire allo svolgimento e all’ampliamento delle sue attività negli Stati membri. La task force, che si avvarrà anche del sostegno di esperti, contribuirà alla revisione e all’adeguamento del codice in base agli sviluppi tecnologici, sociali, normativi e di mercato.
Il rafforzamento è una buona notizia, ma si resta tuttavia nell’ambito dell’adesione volontaria/autoregolazione e di “orientamenti“ (la comunicazione non ha portata giuridica). Unico spiraglio: la proposta della Commissione relativa alla legge sui servizi digitali (DSA) introduce un sostegno fondato sulla co-regolamentazione per le misure che saranno ricomprese nel codice riveduto e rafforzato, indica la nota stampa.