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UE, la proposta della Commissione per la global minimum tax

27 Dicembre 2021

È datata 22 dicembre la proposta di direttiva pubblicata dalla Commissione UE volta ad attuare celermente l’accordo proposto in ambito OCSE/G20 sulla tassazione minima globale delle multinazionali. Nella stessa data la Commissione ha avanzato anche una proposta per le società di comodo e preannunciato altre norme per la tassazione equa. La global minimum tax fa tramontare le imposte sui servizi digitali in molti Paesi, con pro e contra ai fini della concorrenza con le grandi multinazionali del web in molti settori fra cui quello radiotelevisivo, come sostenuto da CRTV.

Tassa minima globale. L’8 ottobre 2021, più di 130 paesi membri dell’OCSE/G20 hanno concordato una riforma del quadro fiscale internazionale: una soluzione a due pilastri per contrastare l’elusione fiscale per garantire che i profitti sono tassati dove si verificano attività economiche e creazione di valore. I paesi firmatari rappresentano oltre il 90% del PIL mondiale. La proposta rispecchia l’accordo internazionale e stabilisce in che modo i principi dell’aliquota fiscale effettiva del 15 % saranno messi in pratica nell’UE con un insieme comune di norme che si applicheranno a qualsiasi grande gruppo, nazionale o internazionale che abbia la società madre o una controllata in uno Stato membro dell’UE. Qualora l’aliquota effettiva minima non sia imposta dal Paese in cui una società è ubicata, le disposizioni consentono allo Stato membro della società madre di applicare un’imposta complementare. La proposta garantisce inoltre un’imposizione effettiva nel caso in cui la società madre sia situata al di fuori dell’UE in un Paese a bassa imposizione. In linea con l’accordo globale, la proposta prevede anche alcune eccezioni, fra cui la possibilità di ridurre l’impatto sui gruppi che svolgono attività economiche reali – esclusione di un importo di reddito pari al 5 % del valore dei beni materiali e al 5 % dei salari per, o l’esclusione di importi minimi di profitto.

La tassazione minima delle società è uno dei due filoni di lavoro dell’accordo globale, l’altro è la parziale ridistribuzione dei diritti di imposizione (cosiddetto pilastro 1): grazie a quest’ultimo saranno adattate le norme internazionali sulle modalità di ripartizione tra più paesi dei diritti di imposizione sugli utili societari delle multinazionali più grandi e più redditizie. La Commissione ha anticipato che presenterà una proposta sulla riassegnazione di tali diritti di imposizione nel 2022, una volta concordati gli aspetti tecnici della convenzione multilaterale. L’agenda fiscale della Commissione prevede anche, entro la fine del 2023, un nuovo quadro per la tassazione delle imprese nell’UE che ridurrà gli oneri amministrativi per le imprese che lavorano in più Stati membri.

Durante la conferenza stampa a Bruxelles, il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha spiegato che la rapidità della proposta, permetterà di “facilitare la discussione fra i ministri delle Finanze a gennaio, in vista del raggiungimento di un accordo già durante il semestre di presidenza francese” del Consiglio UE (che si inaugura ora a gennaio, ndr). “Questo è necessario – ha spiegato Gentiloni – per rispettare la scadenza del 2023 concordata a livello globale per l’entrata in vigore delle nuove regole“. Secondo i calcoli OCSE, le entrate fiscali aggiuntive che dovrebbero prodursi grazie al meccanismo dell’aliquota minima dovrebbero ammontare a circa 150 miliardi di dollari ogni anno.

La proposta di direttiva contro l’elusione delle società di comodo. Nella stessa data la Commissione ha proposto, sempre sotto forma di direttiva, delle norme volte a limitare l’elusione delle società di comodo/fantasma (shell companies). A ristabilire l’equità contributiva e a ridurre gli oneri finanziari a carico dei contribuenti. Le misure affrontano la situazione all’interno dell’UE, nel 2022 la Commissione ha preannunciato che presenterà anche una nuova iniziativa per le società di comodo extra UE, oltre ad un’altra proposta legislativa sulla trasparenza, e l’ottava direttiva sulla cooperazione amministrativa, volta a fornire  fornisce alle amministrazioni fiscali le informazioni necessarie per la tassazione delle criptoattività.

Il tramonto dell’imposta sui servizi digitali/web tax. Con la dichiarazione dell’ 8 ottobre 2021 l’Ocse ha annunciato la sottoscrizione dell’accordo (lievemente rivisto) sul sistema a due pilastri con la fissazione al 25% della quota degli utili riallocabili oltre la soglia dell’utile operativo del 10% (riquantificati globalmente in 125 miliardi di dollari), nonché con la fissazione al 15% (e non “al minimo del 15%”) della minimum tax globale. Tale rivisitato accordo è stato approvato dai Ministri delle finanze e dai Governatori delle Banche centrali del G20 a Washington il 13 ottobre e dai leader del G20 di Roma il 30-31 ottobre. I Paesi aderenti mirano a firmare una convenzione multilaterale nel corso del 2022, con un’attuazione effettiva nel 2023, la quale tuttavia dipenderà da una pronta ricezione delle nuove regole da parte delle legislazioni nazionali. Gli accordi prevedono anche l’eliminazione delle varie web tax esistenti. CRTV aveva accennato a questa possibilità in un precedente articolo, come pure al peso che su questo epilogo hanno avuto valutazioni di politica internazionale e, da ultimo la pandemia. Fra le varie web tax nazionali, l’imposta sui servizi digitali italiana (che in questi giorni celebrerebbe il suo primo anno di complessa applicazione, si v. al riguardo un articolo di settore), come pure la francese, già prevede la sua auto-abrogazione dalla data di entrata in vigore delle disposizioni derivanti da accordi nelle sedi internazionali in materia di tassazione dell’economia digitale (cosiddetta “sunset clause”). CRTV si era spesa in tutte le sedi, istituzionali e non per l’introduzione della digital tax per ristabilire l’equità contributiva e concorrenziale con le grandi multinazionali digitali che sono già ampiamente dominanti nel nostro e in altri settori. Il tema della dominanza delle multinazionali del web, come peraltro confermato dalle crescenti pronunce/iniziative antitrust contro i colossi del web in Italia e nel mondo.

 

 

 

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Tags | Direttiva UE, fiscalità ue, fisco, IMPOSTA SERVIZI DIGITALI, OCSE, WEB TAX
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