Il tema della predominanza delle grandi multinazionali tecnologiche e del web e degli effetti sulla concorrenza e il benessere dei consumatori sta arrivando, finalmente, a maturazione: fra le iniziative più recenti le 5 proposte di legge USA e l’indagine della Commissione UE sull’Internet delle cose, sottoposta a consultazione, dove si riprendono filoni o aspetti già anticipati in alcune legislazioni nazionali (es. Australia e Germania). Soprattutto emergono profili di interesse per le norme europee in itinere, prime fra tutte quelle relative al Digital Services Act e al Digital Market Act (DSA/DMA).
USA: merger, conflitti di interesse. Negli USA è giunto all’esame un pacchetto di 5 proposte di legge indirizzate a contenere specificamente il potere delle grandi multinazionali tecnologiche e del web, proposte da gruppi bipartisan del Congresso. I contenuti andranno ad influire sui maggiori operatori – la soglia posta, sembrerebbe, è di 600 miliardi di dollari di capitalizzazione di borsa, oltre 50 milioni di utenti attivi al mese o centomila utenti mensili di business e che sfruttino la loro posizione di mercato di “partner di trading critici”, bloccando l’accesso a nuovi business, consumatori e servizi. Il riferimento è a un gruppo di multinazionali del web, che risponde a un acronimo noto proprio sui mercati dei capitali, GAFA (Google Amazon, Facebook e Apple), e le proposte discendono da alcune indagini condotte dalla Commissione giustizia e il Federal trade Department ad essi riferite, alcune delle quali da noi documentate (Facebook e Google) e da un corposo rapporto (449 pagine) prodotto dopo 16 mesi di indagini, 1,3 milioni di documenti visionati e più di 300 interviste, dalla sottocommissione Antitrust della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, insieme alla Commissione Giustizia. Due delle proposte di legge in discussione affrontano il tema del doppio ruolo di alcune piattaforme (es. Amazon, marketplace per venditori terzi e prodotti propri, con possibile conflitto di interessi, o Apple, con l’App store, applicazioni proprie e sviluppate da terzi): una rende illegale e sanzionabile (fino al 30% dei ricavi Usa) sfruttare il vantaggio che tali piattaforme possono dare a prodotti e servizi propri, l’altra richiede la dismissione di attività potenzialmente concorrenti; la terza proposta di legge impone alle piattaforme digitali di non procedere con merger salvo dimostrare che la società in acquisizione non è concorrente; la quarta riguarda la trasferibilità dei dati degli utenti online, anche verso piattaforme concorrenti. Le proposte impongono altri obblighi importanti come quello di interoperabilità e la trasferibilità dei dati. Nel dettaglio:
- L’American Choice and Innovation Online Act impedisce alle aziende di manipolare i mercati per promuovere i propri prodotti
- Il Platform Competition and Opportunity Act del 2021 rende più difficile per le aziende acquistare ed eliminare i concorrenti
- L’Ending Platform Monopolies Act proibisce ai monopoli Big Tech di vendere prodotti nei mercati che controllano
- L’Augmenting Compatibility and Competition by Enabling Service Switching (ACCESS) Act del 2021 rende più facile lasciare una piattaforma di social media e trasferire i propri dati ad una concorrente
- Il Merger Filing Fee Modernization Act of 2021, permette al Dipartimento di giustizia e alla Commissione federale del commercio di reperire le risorse di cui hanno bisogno per controllare il potere monopolistico, senza alcun costo per i contribuenti.
Prima di diventare legge, le disposizioni dovranno ottenere il voto favorevole della Commissione Giustizia della Camera, del Senato e la firma del presidente Joe Biden.
UE: i risultati preliminari dell’indagine sull’Internet delle cose (IoT). È singolare che da questa parte dell’oceano, la Commissione Europea sta giungendo a posizioni analoghe, per alcuni aspetti, fra cui, tra l’altro, l’interoperabilità dei sevizi online e la trasferibilità dei dati, partendo dalla valutazione dei rapporti di forza all’interno di quello che viene definito l’ecosistema dell’Internet delle Cose, che dovrebbe avere particolare sviluppo con l’implementazione della connessione a banda ultra larga mobile (5G). Il rapporto, posto a consultazione fino al 1 settembre 2021 tocca criticità in parte coincidenti- es. posizioni dominanti sul mercato che costituiscono barriere all’entrata, pratiche commerciali scorrette/abuso di posizione dominante, dati (sotto il profilo della raccolta, elaborazione, accesso, portabilità), con aspetti relativi anche alla preminenza dei servizi concorrenti, la discoverability e la disintermediazione per tutte le funzioni di default/preinstallate, standardizzazione e interoperabilità: il livello è più “micro”, ma le preoccupazioni sono analoghe. Per la parte relativa agli assistenti vocali e dei sistemi di home entertainment smart ci sono temi di diretto impatto per le radio e le tv.
Precedenti di interesse. Più in generale le indagini, la giurisprudenza e le iniziative legislative che si stanno moltiplicando stanno costituendo, finalmente, un corpus giuridico importante e coerente sul tema della concorrenza digitale, che è centrale per approcciare la regolazione del cosiddetto ecosistema digitale. Si tratta di interventi tardivi, che intervengono in mercati con posizioni già ampiamente costituite e che hanno impatto in molti settori, incluso quello radiotelevisivo. Fra gli elementi di interesse nel panorama più recente nazionale e internazionale citiamo la recente indagine aperta dalla Commissione Europea nei confronti di Facebook (distorsione della concorrenza nel mercato pubblicitario, ma anche marketplace “embedded” nelle funzioni del social network); la recente richiesta dell’Antitrust italiano (AGCM) al governo di dotarsi di strumenti adatti a regolare la concorrenza nell’ambiente digitale; il codice di negoziazione (e remunerazione) per i contenuti informativi (News Media and Digital Platform Bargaining code) dell’Australia, inserito all’interno del disegno di legge sulla concorrenza; l’indagine dell’antitrust tedesca sulle smart Tv che violano privacy e tutela dei consumatori. Si ricorda anche che AGCOM ha pubblicato, fra l’altro, un rapporto sulle piattaforme online che, dati alla mano, indica molti fattori critici a livello competitivo.